PODCAST: I MISTERI DI SANREMO

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Nell’immaginario collettivo, il Festival di Sanremo è visto come una gara di canzonette, in mezzo a un mare di scandali. Eppure, se l’Italia è ciò che è oggi lo deve in larga parte al festival.

di Pasquale Di Matteo

PODCAST: I MISTERI DI SANREMO: INTRODUZIONE

Parte il podcast sui misteri del Festival di Sanremo, una storia come non l’avete mai ascoltata prima.

Perché racconterò di come la storia dell’Italia sia legata a doppio filo alla storia del Festival di Sanremo.

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scritta "oppure continua a leggere"

Se l’Italia è un grande Paese nel mondo, lo deve in parte alle relazioni e agli accordi tra industriali, politici, finanzieri e anche mafiosi.

Nel podcast, racconterò di come sono cambiate la cultura e le significazioni di Sanremo, trasformando i cantanti, che un tempo erano meri esecutori di brani, in interpreti che significano appena mettono piede sul palco.

Parlerò dei tanti misteri che aleggiano intorno al Festival di Sanremo, compresi scandali e relazioni poco limpide, fino al caso dell’omicidio/suicidio di Luigi Tenco, che presenta ancora oggi più ombre e lati oscuri che elementi credibili.

In questo primo episodio, dopo una introduzione al podcast, partirò da alcune domande: perché il Festival più importante d’Italia si tiene a Sanremo, una piccola località a un tiro di schioppo dalla Francia?

Perché non negli studi televisivi di Roma o di Milano?

Per farlo, è necessario accennare brevemente alla storia del Casinò di Sanremo.

foto del casinò di Sanremo - immagini di repertorio

I MISTERI DI SANREMO: NASCITA DEL CASINÒ

ll Casinò di Sanremo fu costruito durante i primissimi anni del novecento, quando l’amministrazione comunale dell’epoca e l’impresario francese Eugène Ferret, architetto che aveva realizzato case da gioco e teatri a Saigon e lungo la Costa Azzurra, cofinanziarono il progetto di costruire una sala da gioco dove comprendere un teatro, sale di lettura e di conversazione, un giardino d’inverno, un ristorante, un caffè e, ovviamente, un salone per le grandi occasioni.

Non sarebbero mancati neppure mobili in stile Luigi XVI e palme nel giardino d’inverno.

Durante gli ultimi decenni del secolo precedente, l’Aristocrazia di mezza Europa aveva scoperto il benessere generato dalle vacanze in climi più miti e dal mare, quindi le spiagge francesi del sud della Francia erano diventate ambite.

Nacquero così molti degli hotel più prestigiosi e dei teatri di quella zona, costruzioni di lusso che dovevano reggere il confronto con il livello sociale degli ospiti.

Accanto alle opere teatrali, per intrattenere gli altolocati vacanzieri, si sviluppò l’attività del gioco d’azzardo, che, nel giro di pochi anni, diventò un business irresistibile anche per biscazzieri e delinquenti di ogni parte del continente, fino ad attirare, nel tempo, mafiosi americani, dopo la seconda guerra mondiale, come Gambino e, soprattutto, Luky Luciano.

La sera del 14 gennaio 1905, un sabato, il casinò aprì i battenti per la grande festa di inaugurazione, alla quale parteciparono personalità importanti come i consoli di Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania, Austria – Ungheria e Russia.

Non mancavano tutte le autorità italiane ed era presente perfino il prefetto, che, in teoria, avrebbe dovuto chiedere l’applicazione degli articoli 484-487 del codice penale, sul divieto del gioco d’azzardo, ma chiudere entrambi gli occhi sul tema era uno sport molto praticato in tutta Europa da diversi anni.

A onor del vero, il fatto stesso che il casinò fosse una struttura pubblica, finanziata anche dal comune di Sanremo, era di per sé un totale controsenso, perché si trattava di un luogo in cui gente aristocratica, per lo più di altre nazioni, avrebbe sperperato ogni sera somme di denaro che la gente comune non avrebbe mai visto in una vita intera, violando la legge.

Non a caso, si levarono molte critiche, soprattutto in virtù del fatto che fosse stata un’amministrazione socialista a finanziare l’opera e che l’avesse voluta fortemente il sindaco Augusto Mombello uno dei socialisti di zona più attivi del tempo.

Tuttavia, il giornale dei socialisti sanremesi, La Parola, cercò di smorzare la protesta minimizzando e sostenendo che il casinò sarebbe stato un luogo in cui i ricchi avrebbero ridato parte della loro ricchezza dilapidando i patrimoni accumulati sul sangue e le lacrime di chi sfruttavano… La Parola dimostrò che l’arte di arrampicarsi sugli specchi è piuttosto datata.

Il termine Festival fu utilizzato impropriamente per la prima volta per definire la serata inaugurale del casinò, durante la quale si era tenuto un concerto di musica classica.

In verità, il primo casinò italiano era nato nel 1884 nella vicina Ospedaletti, la cui attività, unita a quella della nuova struttura sanremese, attirò l’aristocrazia di mezza Europa anche in Italia.

Fu così che si svilupparono molte città liguri, soprattutto quelle a ridosso del confine francese.

Questo boom economico attirò anche l’invidia di altre località turistiche, che chiesero di poter costruire case da gioco, tanto che, durante il Ventennio, fu necessaria una sorta di regolamentazione del settore, che, di fatto, lasciò a bocca asciutta gran parte delle richieste.

I MISTERI DI SANREMO: IL FESTIVAL

Tuttavia, il primo a proporre un Festival della Canzone italiana da tenere nel casinò di Sanremo fu un commerciante di fiori, Amilcare Rambaldi, dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Alcune foto del Festival di Sanremo del 1951

Ragioniere diplomato, Rambaldi preparò una relazione da sottoporre alla nuova gestione del casinò, in cui elencava una serie di iniziative da attivare per riportare la struttura ai fasti dei tempi prebellici.

Rambaldi proponeva l’istituzione di un’orchestra sinfonica in pianta stabile e di un conservatorio musicale, tornei di bridge e concorsi di bellezza, nonché un festival del cinema e uno della canzone.

In verità, per quanto concerne il festival della canzone, egli immaginava una rassegna canora di ispirazione internazionale, dove fossero ammesse non soltanto la produzione musicale italiana, ma anche brani stranieri, soprattutto anglosassoni.

Rambaldi ipotizzò anche di dare vita alla prima edizione del festival della canzone il primo giugno 1946, ma i nuovi appaltatori del casinò, nel novembre del 1945 cestinarono la proposta.

Certo è che Rambaldi fu un precursore dei tempi, visto che, nel 1946, la città di Cannes inaugurò il Festival del Cinema e che, il 25 agosto 1948, si tenne il primo Festival della Canzone italiana presso la Capannina del Marco Polo, a Viareggio, presentato dal radiocronista Amerigo Gomez e vinto dal brano “Serenata del primo amore” di Pino Moschini. Ad eseguire tutti i brani in gara furono i cantanti dell’orchestra del Maestro Francesco Ferrari.

Il 25 agosto dell’anno successivo, fu organizzata la seconda edizione, vinta da Narciso Parigi, con la canzone “Il topo di campagna” di Aldo Valleroni.

Non ci fu mai una terza edizione a causa dei costi organizzativi elevati e dell’assenza di sponsorizzazioni.

Tuttavia, le idee della relazione di Rambaldi erano buone e funzionavano.

Il successo del festival andato in scena nella città di Viareggio non era sfuggito ad Angelo Nizza, uomo dell’Ufficio Stampa del casinò di Sanremo, il quale, conoscente di Amilcare Rambaldi, aveva preso spunto dalla vecchia relazione del ragioniere ed era riuscito a convincere il nuovo gestore della struttura, Piero Busseti, di dare vita al Festival della Canzone italiana.

Fu così che, il 14 novembre 1950, il casinò di Sanremo e la RAI conclusero l’accordo sul regolamento della manifestazione e lo si comunicò rapidamente a tutte le case discografiche attive in quegli anni.

Alle 22 di lunedì 29 gennaio 1951, Nunzio Filogamo dichiarò aperto il primo Festival della Canzone italiana.

Vinse Adionilla Negrini Pizzi, (Nilla Pizza), con Grazie dei fior, che vendette circa 35.000 dei 100.000 dischi a 78 giri venduti da tutte le canzoni in gara e fruttò alla vincitrice un totale di 80.000 lire.

Tuttavia, il festival fu snobbato dai quotidiani, fatta eccezione per qualche breve trafiletto e, forse, nemmeno gli organizzatori avrebbero mai immaginato il livello del clamore che la manifestazione ebbe tra la popolazione.

Infatti, già il mattino successivo alla chiusura del Festival, migliaia di persone che avevano ascoltato le canzoni alla radio si precipitarono nei negozi di dischi in cerca dei brani sanremesi, scoprendo che le case discografiche non si erano neppure preoccupate di inciderli.

D’altronde, il festival era nato con l’intento principale di allietare gli ospiti e di richiamarli in gran numero, proprio come la rassegna gastronomica e i tornei di bridge.

Fu quindi la CETRA, la casa discografica della RAI, a inciderli in fretta e furia e a distribuirli nei negozi perché la musica sanremese potesse risuonare nelle case degli Italiani che la chiedevano a gran voce.

Era nato il vero Festival della Canzone italiana.

Nel secondo episodio, parleremo di una prima grande rivoluzione del Festival di Sanremo.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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