COS’È LA VERA LIBERTÀ? UN’ANALISI SULLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE E SUL CONTROLLO SOCIALE

La libertà è un concetto che ha sempre affascinato l’umanità. Ma cosa significa veramente essere liberi? Quando pensiamo alla libertà, la prima immagine che ci viene in mente è quella della libertà di vivere, di non pagare l’aria che respiriamo.

Ma subito dopo, e forse altrettanto fondamentale, c’è la libertà di espressione.

La libertà di espressione è quella che ci permette di comunicare chi siamo, di condividere idee, di esprimerci attraverso il modo in cui ci vestiamo, con le parole che usiamo e i pensieri che esterniamo.

Tuttavia, negli ultimi anni, questa libertà è stata messa a dura prova, suscitando preoccupazioni sempre maggiori in una società che si definisce democratica, ma che non permette più la piena libertà di espressione.

LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE: UN PILASTRO DELLA DEMOCRAZIA

La libertà di espressione è uno dei pilastri fondamentali su cui si basa una società democratica.

Senza questa libertà, non esisterebbero né la democrazia né il progresso sociale.

È grazie alla libertà di espressione che emergono nuove idee, che le voci dissenzienti possono essere ascoltate e che i cambiamenti sociali possono avere luogo. Ce lo insegna la storia.

Ma cosa accade quando questa libertà viene minata?

Negli ultimi anni, specialmente dalla pandemia di COVID-19 in poi, abbiamo assistito a un crescente controllo sociale sulle opinioni.

Questo fenomeno è particolarmente preoccupante perché mina alla base la capacità degli individui di esprimersi liberamente senza temere rappresaglie: la cancellazione di un post sui social, la chiusura di un profilo o di un canale, l’allontanamento dal lavoro, la gogna mediatica.

UN NUOVO ILLUMINISMO CHE SOFFOCA IL CONFRONTO

Viviamo in un’epoca che possiamo definire “nuovo Illuminismo”.

Questa nuova era del sapere è caratterizzata da una crescente fiducia nella scienza e nella competenza tecnica, che di per sé non è un male, ovviamente, tuttavia, questa fiducia si è trasformata in una forma di elitismo, dove solo i laureati in determinate discipline sembrano avere il diritto di esprimere opinioni su argomenti specifici.

Se si parla di medicina, solo i medici possono farlo; se si discute di legge, solo gli avvocati hanno voce in capitolo.

Questo approccio, sebbene basato sulla necessità di competenza, rappresenta una pericolosa contraddizione: limita la libertà di espressione a un ristretto gruppo di persone, escludendo la maggioranza dalla discussione, inoltre lede l’etica e la logica in moltissimi frangenti, sia quando si tratta di discutere sul corpo e la vita di ciascuno, sia sotto il profilo puramente filosofico.

Per di più, durante la pandemia di COVID-19, abbiamo visto questa dinamica in azione con tutte le sue contraddizioni, quando anche i medici che esprimevano opinioni non allineate con il pensiero dominante venivano rapidamente screditati e marginalizzati.

La perversa logica illuminista non limita soltanto la diversità di opinioni e i contraddittori, ma crea un ambiente in cui solo una versione della “verità” è accettabile.

Ma una società che limita il dibattito e la pluralità delle idee rischia di diventare una società stagnante, incapace di adattarsi e di evolversi. Le basi perfette per la dittatura.

IL CONTROLLO SOCIALE SULLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE: UN FENOMENO PREOCCUPANTE

Il controllo sociale sulla libertà di espressione non si limita a chi può parlare, ma si estende anche ai contenuti e ai termini che possono essere usati.

Negli ultimi anni, abbiamo assistito a un fenomeno crescente di censura linguistica e culturale che strizza l’occhio al talebanesimo.

Parole che una volta erano considerate accettabili sono ora bandite, mentre nuove terminologie vengono imposte.

Questo fenomeno, noto come “politicamente corretto”, ha portato a una sorta di autocensura diffusa, in cui le persone temono di esprimersi liberamente per paura di essere giudicate o, peggio, di essere ostracizzate.

Un esempio emblematico di questo fenomeno è il dibattito sui film classici.

Prendiamo “Via col Vento”, un capolavoro del cinema che ha segnato intere generazioni. Alcuni vorrebbero censurare questo film perché rappresenta la schiavitù dei neri, un tema delicato e doloroso.

Tuttavia, è importante ricordare che “Via col Vento” è un film storico, ambientato in un’epoca in cui la schiavitù era una realtà.

Censurare o modificare opere d’arte del passato significa riscrivere la storia e, di conseguenza, privarci della possibilità di comprendere appieno le complessità del nostro passato, con il rischio che i giovani non conoscano più determinate realtà e siano privati degli anticorpi necessari per non replicare certi errori.

D’altronde, già viviamo un ritorno al passato a cui sembra che non siamo preparati, così come appare chiaro come la storia non sia riuscita a insegnarci nulla.

Infatti, a Gaza si sta manifestando il nazismo in tutta la sua furia più becera, ma il pensiero unico condanna chiunque si permetta di parlare di nazismo e continua a ripetere che il genocidio di oltre sessantaduemila innocenti sia una semplice operazione militare di difesa.

IL CORAGGIO DI ESPRIMERE OPINIONI CONTROCORRENTE: UNA NECESSITÀ

La libertà più grande è quella di esprimere opinioni diverse, anche quando queste sono impopolari o vanno contro la corrente dominante. Questo richiede una combinazione di spirito critico, mente aperta, cultura e, soprattutto, coraggio.

Esprimere un’opinione controcorrente significa esporsi al rischio di essere criticati, ridicolizzati o persino esclusi. Tuttavia, è proprio questo tipo di libertà che determina la maturità e lo spessore di una persona e permette il progresso sociale.

Se tutti seguissero il pensiero dominante senza mai mettere in discussione nulla, la società sarebbe destinata a ristagnare, divisa nel pastore che comanda e nel gregge.

La scuola dovrebbe essere il luogo in cui si coltiva questo coraggio, in cui si insegna agli studenti a pensare criticamente e a mettere in discussione le informazioni che ricevono, invece, spesso accade il contrario.

Anziché promuovere il pensiero critico, molte istituzioni educative tendono a conformarsi alle norme sociali e a incoraggiare gli studenti a fare lo stesso.

Questo approccio limita la capacità dei giovani di sviluppare una propria voce e di diventare cittadini attivi e consapevoli.

LA SOCIETÀ E IL CONFORMISMO: UN RISCHIO PER LA LIBERTÀ

La società moderna sembra accogliere acriticamente ogni notizia, ogni direttiva, senza mettere in discussione nulla e chi non segue la maggioranza è visto come un difetto sociale, come qualcuno che non ha a cuore il bene comune.

Tale atteggiamento è pericoloso perché promuove il conformismo e scoraggia la diversità di pensiero, ma la storia ci insegna che il progresso è spesso stato opera di chi ha avuto il coraggio di andare contro la corrente.

Pensiamo ai partigiani durante la Seconda guerra mondiale, uomini e donne che hanno rischiato la vita per opporsi al fascismo e al nazismo, rifiutando di conformarsi al pensiero dominante.

Pensiamo ai Carabinieri che, dopo l’armistizio del 1943, scelsero di schierarsi con il re contro Mussolini.

Se Hitler e Mussolini avessero vinto la guerra, i Carabinieri sarebbero stati sciolti, considerati un corpo ribelle e contrario allo Stato. Eppure, è proprio grazie al coraggio e alla capacità di resistere al conformismo di partigiani e Carabinieri che per decenni abbiamo goduto della libertà.

DIFENDERE LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE IN UN MONDO POLARIZZATO

In un mondo sempre più polarizzato, difendere la libertà di espressione è più importante che mai, perché la vera libertà non consiste nel conformarsi al pensiero dominante, ma nell’avere il coraggio di pensare in modo indipendente e di esprimere le proprie opinioni, anche quando queste vanno controcorrente.

La libertà di espressione è la conquista più preziosa dell’umanità e va difesa con forza contro qualsiasi tentativo di limitarla.

Per farlo, dobbiamo promuovere una cultura del dibattito, del contraddittorio, del rispetto di ogni punto di vista, in cui tutte le opinioni possano essere ascoltate e discusse.

Dobbiamo insegnare ai giovani a pensare criticamente, a mettere in discussione tutto, alimentando il dubbio, e a non aver paura di esprimere le proprie idee.

Soprattutto, dobbiamo avere il coraggio di difendere la libertà di espressione, anche quando è scomoda, anche quando ci mette a disagio, perché solo così possiamo garantire un futuro di progresso e di libertà per tutti.

Pasquale Di Matteo

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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