LA FINESTRA DI OVERTON E LA CENSURA SUI SOCIAL: COME CI STANNO MANIPOLANDO IN NOME DELLA DEMOCRAZIA

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Immaginate una stanza buia, dove qualcuno, lentamente e con pazienza, abbassa una tapparella un millimetro alla volta.

Penserai a un semplice gesto fisico, ma è un’abile operazione di manipolazione delle coscienze finalizzata ad abituare i presenti a una minore intensità di luce. Poco a poco, ci si ritrova a non vedere più.

Si chiama Finestra di Overton ed è un meccanismo che sta plasmando il modo in cui percepiamo il dibattito pubblico, soprattutto sui social network.

È così che si trasforma una proposta inaccettabile in una accettabile, e infine, in una norma di comportamento che rende addirittura un crimine non attuarla.

In questo articolo spiegherò come la stanno usando su di noi in questo momento.

COS’È LA FINESTRA DI OVERTON E COME FUNZIONA

La finestra di Overton è un concetto della sociologia che spiega come le idee e le opinioni pubbliche si evolvono nel tempo, passando da posizioni considerate inaccettabili a quelle ampiamente accettate e legittimate.

Questo modello è stato sviluppato dal sociologo Joseph Overton e viene utilizzato per analizzare le dinamiche del consenso e le strategie di persuasione.

In pratica, pur essendo simile a un lavaggio del cervello, è un condizionamento che avviene attraverso fasi, degli “intervalli di idee” che sono percepite in maniera diversa, da inaccettabili ad accettabili.

Queste diverse fasi di accettazione sono:

  1. Inconcepibile: idee che sono completamente rifiutate dalla società.
  2. Radicale: idee estremiste, ma che iniziano a essere discusse.
  3. Accettabile: idee che cominciano a guadagnare una certa accettazione.
  4. Ragionevole: idee che diventano logiche e difendibili.
  5. Diffusa: idee ormai comuni, di moda, generalmente accettate.
  6. Legalizzata: idee integrate nelle leggi o nelle politiche, ovvero leggi che presuppongono sia un reato non rispettarle.

Questo processo di cambiamento avviene attraverso la comunicazione, i media e le dinamiche sociali, grazie ai quali le idee vengono gradualmente normalizzate, integrate nel discorso pubblico, fino a renderle norme e leggi.

MECCANISMO DI FUNZIONAMENTO

Il meccanismo della finestra di Overton si basa su come le idee vengono presentate e discusse.

I media influenzano le idee in base a come le presentano.

Ad esempio, un’idea inizialmente considerata inaccettabile può diventare accettabile se viene introdotta gradualmente nel dibattito pubblico e sostenuta da figure influenti.

Ecco che si invitano esperti, sempre gli stessi su tutte le reti, e non si invitano più gli esperti con idee contrarie.

Giorno dopo giorno, ripetendo concetti con la stessa tecnica con cui si martella una canzone nelle radio per farla diventare una hit, si trasforma un’opinione nell’unica possibile, l’unica reale. Tutte le altre, di conseguenza, diventano fake nerws.

ESEMPI PRATICI

Un esempio classico è l’evoluzione dell’opinione pubblica riguardo ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.

Fino a pochi anni fa, tali matrimoni erano considerati inaccettabili, ma nel corso degli anni, attraverso campagne di sensibilizzazione e cambiamenti culturali, sono diventati legali e accettati dalla maggior parte della popolazione.

Altro esempio è la narrazione a senso unico sulla pandemia e lo sviluppo del Covid.

IMPORTANZA DELLA FINESTRA DI OVERTON

Comprendere come siamo influenzati dalla finestra di Overton è fondamentale, poiché mette in evidenza la debolezza della società alla manipolazione e dimostra come le norme sociali possano essere alterate senza che le persone ne siano pienamente consapevoli.

LA MINACCIA DI BRETON E L’ARRESTO DI PAVLOV: SEGNALI DI UNA DERIVA PERICOLOSA

Oggi assistiamo a un susseguirsi di eventi che, se analizzati attentamente, rivelano un trend inquietante.

Thierry Breton, Commissario europeo per il Mercato interno, ha inviato una lettera minacciosa a Elon Musk, avvertendolo della possibilità di chiudere X (ex Twitter) se non fosse stato conforme alle normative europee sulla disinformazione.

Non si tratta solo di una questione legale, ma di un avvertimento politico mascherato da difesa della verità.

Da tempo le istituzioni europee accusano X di violare le regole del Digital Services Act (Dsa), un regolamento europeo entrato in vigore a inizio 2024 con l’obiettivo di garantire maggiore protezione ai consumatori, ma che sembra essere tale solo in teoria.

Perché il Dsa tratta il consumatore come un perfetto idiota, dando per scontato che possa essere ingannato da qualunque ciarlatano, sostituendosi al libero arbitrio di ciascuno.

Ancor più intollerabile è che un rappresentante delle istituzioni si permetta di criticare pubblicamente un’impresa con accuse tutte da dimostrare, causandole potenziali danni economici e di immagine.

Un comportamento che rientra nell’ambito della calunnia e della discriminazione, che sono reati gravi.

L’arresto di Pavel Durov, il CEO di Telegram, accusato di favorire la diffusione di notizie false sulla sua piattaforma, è un ulteriore segnale che dovrebbe allarmarci.

La sua colpa?

Aver espresso opinioni non allineate con la narrativa ufficiale e consentire a chiunque di esprimersi liberamente, senza censurare nessuno. Secondo i politici europei, in questo modo, Pavlov consentirebbe l’utilizzo della sua piattaforma anche a organizzazioni criminali.

Tuttavia, ciò è una castroneria logica per diverse ragioni.

Innanzitutto, attività criminali sono state più volte riconosciute anche sulle piattaforme di Meta, a cominciare con la pedopornografia su Instagram.

Inoltre, l’attacco di Breton, e della politica europea in genere, alle piattaforme che consentono la libera circolazione delle idee è sempre più preoccupante, perché minaccia le imprese e le calunnia (vedi X e Telegram), e perché parte dal presupposto che spetti alle piattaforme stabilire quali fonti di informazione siano “affidabili” e quali no.

In pratica, per Breton e per la politica, le piattaforme dovrebbero essere responsabili di quanto pubblicato dai loro fruitori, un po’ come se il patron di una fabbrica di armi dovesse rischiare la galera perché un cliente uccide il vicino di casa con una pistola di quel marchio, o come se un rivenditore di carta dovesse essere arrestato perché un quotidiano diffonde fake news sulla sua carta.

Infine, le teorie su cui si basano le accuse e le pretese di Breton e della politica sono contrarie alle logiche su cui fonda la libertà di opinione per come noi la concepiamo a livello di democrazia, che coincide proprio col diritto delle persone di scegliere liberamente di chi fidarsi e in chi e cosa credere, senza che vi siano aziende, filtri e/o politici a dire cosa sia vero e cosa no, cosa pensare e cosa ritenere fake.

L’EVOLUZIONE DELLA FINESTRA DI OVERTON: COME LA CENSURA È DIVENTATA ACCETTABILE

La Finestra di Overton ci aiuta a comprendere come siamo giunti a considerare la censura come uno strumento legittimo.

Partiamo dalla prima fase, quella inconcepibile.

Limitare la libertà d’opinione è contrario ai principi su cui fonda la democrazia.

Col tempo, tuttavia, i media hanno cominciato a veicolare l’idea che la censura sia necessaria per combattere la disinformazione.

Termini come “fake news” e “disinformazione” sono stati utilizzati come parole chiave, ripetute in ogni titolo sui quotidiani, in ogni dibattito in televisione.

In pratica, si è portato il concetto nella fase “radicale”, in cui è possibile discuterne; questo è stato il passo per spostare la finestra da “inconcepibile” ad “accettabile”.

Attraverso la narrazione unica durante la pandemia e la censura chiesta dai governi per tutti i post non allineati a tale narrazione – come recentemente confessato da Mark Zuckerberg – il concetto di censura è diventato difendibile e logico, entrando nella fase “ragionevole”.

Siamo passati da una situazione in cui la libertà d’espressione era sacra e inviolabile a una in cui la censura viene giustificata in nome di una presunta protezione della democrazia, proprio come prevede la fase “diffusa”.

Ormai, mancano solo norme e leggi restrittive che rendano legale la censura e giungeremo all’ultima fase: la fase legalizzata.

Ma chi decide cosa è disinformazione?

Chi vigila sui guardiani della verità? Con quale titolo e per conto di chi?

In nome di quale logica democratica? Stipendiato da chi? Su quale media e di proprietà di chi?

LA DICHIARAZIONE DEL CANDIDATO DEMOCRATICO E L’ARRESTO IN INGHILTERRA: ULTERIORI SEGNALI D’ALLARME

La situazione peggiora quando si considerano le dichiarazioni del candidato alla vicepresidenza dei Democratici negli Stati Uniti, Tim Walz, che ha affermato con inquietante disinvoltura che sarebbe disposto a oscurare i contenuti che, a suo insindacabile giudizio, fossero disinformazione.

La stessa retorica che si riflette negli arresti avvenuti in Inghilterra, dove alcune persone sono state fermate non per aver commesso dei crimini, ma per aver espresso opinioni sui social che non rientravano nel coro unanime del politically correct.

LE PAROLE DI GENTILONI E LA DIFESA DELLA DEMOCRAZIA: UNA CONTRADDIZIONE IN TERMINI

Anche Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici ed esponente del Partito Democratico italiano, ha recentemente dichiarato che i social network minano le democrazie.

Parole pesanti, di una gravità inaudita, che sembrano voler legittimare ulteriori restrizioni alla libertà d’opinione, in una logica che strizza l’occhio a quella fascista che abbiamo vissuto nel Ventennio.

Ma come si può affermare che limitare la libertà di espressione sia una difesa della democrazia?

Queste sono frasi che avremmo giudicato già gravi se uscite dalla bocca di un esponente dell’estrema destra; dette da un presunto uomo di sinistra, sono ancora più pericolose e inquietanti, ma che dimostrano come il fascismo sia ancora vivo e diffuso, purtroppo. (Su questo tema, puoi approfondire cliccando qui.)

La democrazia, per definizione, si basa sul confronto aperto e libero delle idee, non sulla repressione di quelle scomode.

BONIFACIO CASTELLANE: IL LUCIDO MONITO CONTRO LA CENSURA

L’autore e analista Bonifacio Castellane ha recentemente affermato che si sta pericolosamente diffondendo l’idea che limitare la comunicazione sia necessario per difendere la democrazia.

Una contraddizione palese, che però le masse stanno accettando, assuefatti da un martellamento mediatico costante, in linea con quanto teorizzato dalla Finestra di Overton.

Castellane si chiede, giustamente, come sia possibile che l’opinione pubblica stia percependo questa limitazione come una protezione, quando in realtà è una minaccia diretta alla libertà individuale.

È come se, per il bene dell’umanità, passasse l’idea di porre limiti giornalieri al numero di respiri di ciascuno.

LA FINESTRA DI OVERTON E LA NUOVA NORMALITÀ DELLA CENSURA

Il processo è chiaro: attraverso la Finestra di Overton, idee che una volta sarebbero state respinte con orrore, ora vengono considerate accettabili, persino necessarie. Accade con la censura delle libere opinioni, ma anche con l’idea di una guerra nucleare.

È fondamentale riconoscere questa manipolazione e opporsi con forza. La libertà di espressione non è un lusso, ma è la base su cui regge una democrazia sana.

Cedere a questa deriva significa abbandonare i principi su cui si fondano le nostre società.

COME DIFENDERSI DALLA CULTURA DELLA CENSURA?

La finestra di Overton offre anche diversi strumenti per riconoscere e contrastare i tentativi di manipolazione delle opinioni pubbliche da parte di gruppi di potere, politici e media.

1. Analisi critica dei media

•  Verifica delle fonti

Controllare l’affidabilità delle fonti di informazione, la proprietà e la loro agenda editoriale diventa fondamentale.

Se un quotidiano o un giornalista vi raccontavano che le sanzioni alla Russia avrebbero piegato Mosca a maggio 2022, o che l’avanzata ucraina del giugno 2023 avrebbe sovvertito le sorti della guerra in Ucraina, o, ancora, che il green pass serviva a creare luoghi sicuri, è chiaro che vi trovate di fronte a chi ha diffuso più volte fake news polverizzate dai fatti e dal tempo.

Nella migliore delle ipotesi si tratta di individui incapaci di veicolare analisi che abbiano un senso logico e, se hanno diffuso disinformazione o sbagliato previsioni in passato, potrebbero farlo ancora. Meglio non dare loro credito.

• Riconoscimento della propaganda

È necessario essere in grado di identificare tecniche di propaganda, come il framing (inquadrare una notizia in un certo modo) e l’uso di emozioni per fuorviare l’opinione pubblica.

Analizzare come trattano, per esempio, la guerra in Ucraina e quella a Gaza.

Spesso sono durissimi nei confronti dell’aggressore e pietosi con le vittime, nel primo caso, ma considerano Israele una vittima, nonostante oltre quarantamila morti nella guerra a Gaza.

Ecco, tale fonte non fa informazione, ma propaganda.

2. Educazione e consapevolezza

Promuovere dibattiti e discussioni su come funzionano la comunicazione persuasiva e le tecniche di manipolazione.

Anche attraverso i social, i professionisti della comunicazione hanno l’obbligo morale di spiegare le tecniche che usa chi fa informazione per indurre le masse a credere anche a cose non vere o a rendere accettabili concetti illegali, come porre limiti alla libertà di opinione per il bene della democrazia.

• Consapevolezza critica.

 Sviluppare una mentalità critica che incoraggi le persone a mettere in discussione le informazioni ricevute da diverse prospettive.

In pratica, partire dalle scuole elementari a studiare filosofia, per coltivare il dubbio, che è il motore dell’intelligenza.

CONCLUSIONI SULLA FINESTRA DI OVERTON

Viviamo un periodo difficile, con cui le masse sono spinte a ritenere persino indispensabili concetti fascisti, che credevamo sepolti nel passato, ma che, al contrario, si dimostrano più vivi e diffusi che mai.

Sembra persino di vivere in una sorta di Matrix, dove si ripetono gli ultimi secoli: pandemia, crisi finanziarie e sociali, guerra mondiale.

Ma della ciclicità della storia tratterò in un prossimo articolo.

Pasquale Di Matteo

Cme la Finestra di Overton viene utilizzata dai media per normalizzare la censura sui social, facendoci credere che limitare la libertà d'opinione sia necessario per proteggere la democrazia. Un'analisi critica e approfondita della deriva pericolosa che sta minacciando la nostra libertà di espressione.
Copia di Copertina catalogo Favero – 1

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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