LA GUERRA È GREEN? L’IRONIA DI UNA TRANSIZIONE ECOLOGICA TRA ARMI E CONTRADDIZIONI

copertina dell'articolo di Pasquale Di Matteo LA GUERRA È GREEN L'IRONIA DI UNA TRANSIZIONE ECOLOGICA TRA ARMI E CONTRADDIZIONI

Siamo bombardati da messaggi che ci invitano a fare la nostra parte per salvare il pianeta. Ci dicono che le auto elettriche salveranno il pianeta; le energie rinnovabili vengono promosse come il futuro e ognuno di noi è chiamato a contribuire, perché ogni gesto conta.

Ma quanto può essere green un mondo che investe sempre di più nell’industria bellica?

LA GUERRA È GREEN? E I MISSILI PROFUMANO DI ROSA?

C’è un tizio che ogni mattina scende tutto fiero e tira fuori dal garage la sua nuova auto elettrica.

Lo vedi che si sente un eroe.

Sostiene che con quell’auto salverà un pezzetto di pianeta e se tutti acquistassimo auto elettriche, l’ambiente sarebbe pulito.

L’altro giorno, il vicino gli ha chiesto:

«Scusa, ma i carri armati vanno a batterie? E i missili, quando esplodono in Ucraina o su Gaza, rilasciano vapore acqueo che profuma di rosa?

Oppure consumano più di un pullman e inquinano come una centrale a carbone?

Lì il nostro eroe ha smesso di sorridere.

Perché tra una ricarica e l’altra, – spesso con energia che arriva da paesi che la producono con fonti tutt’altro che green – forse gli è sfuggito che mentre lui cerca di fare la sua parte, Mario Draghi (sì, proprio lui, quello che non ne ha azzeccata mezza) propone un’Europa armata fino ai denti, con politiche industriali che, guarda caso, rimuovano i vincoli ambientali per le fabbriche di armi.

Cosa che dimostra che l’auto green non era solo un tentativo folle di salvare l’ambiente, come una donna che tentasse si sconfiggere Mike Tyson sul ring dandogli un pizzicotto, ma la volontà di annientare l’automotive europeo per riscrivere gli equilibri industriali con chissà quale disegno in mente.

Ma Draghi è questo.

Ricordate quando nel 2022 sparava una delle sue panzane più famose: “Le sanzioni alla Russia hanno avuto un effetto dirompente”?

È passato del tempo, ma la Russia sembra più forte che mai, mentre qui ci stiamo abituando a pagare bollette che fanno paura e a un costo della vita insostenibile.

E la madre di tutte le panzane: “Il green pass serve a creare luoghi sicuri”?

Risultato?

Difficile dimenticare com’è andata davvero.

E chi non ricorda il capolavoro di Mario Draghi, quel 110% che, nel silenzio generale, ha fatto schizzare il debito pubblico, lasciando milioni di cittadini alle prese con sorpresine a quattro zeri da pagare? Non tutti, ma tantissimi?

Mentre noi siamo impegnati a cercare i soldi per acquistare le costosissime auto da Playmobil, e mentre la stampa italiana ci parla di gossip e non ci racconta più della sconfitta in Ucraina e della mattanza a Gaza, il vecchio continente è più che mai concentrato su ben altre “transizioni”.

Mario Draghi e Ursula von der Leyen, due dei principali fautori della politica europea, discutono di un’Europa armata fino ai denti.

E addio alle politiche green, perché per le fabbriche che producono armi e mezzi militari, fondamentali per preparare l’Europa al conflitto con la Russia – così dicono i nostri eroi, o gli eroi delle fabbriche di armi -, andranno abolite le restrizioni ambientali che vengono imposte a tutta l’industria.

Nonostante Mario Draghi abbia più volte dimostrato la sua incompetenza, come statista e come analista, è ancora preso in considerazione, come una sorta di faro della saggezza, un guru di economica e politica.

Perché?

L’IPOCRISIA DEL GREEN: QUANDO L’ECOLOGIA È UNA FACCIATA CHE NASCONDE ALTRO

Il vero problema non è tanto che le auto elettriche non siano una parte della soluzione, ma che mentre ci viene venduta l’idea che stiamo salvando il mondo, le stesse politiche che le promuovono stanno anche preparando un continente a una nuova guerra.

Senza dimenticare l’inquinamento che ogni giorno viene alimentato in Ucraina e a Gaza, anche grazie alle armi prodotte in Europa.

I missili e i carri armati non vanno a batterie e le guerre non sono mai state ecologiche. Eppure, si continua a investire miliardi in armamenti, bypassando ogni forma di regolamentazione ambientale che, a detta loro, dovrebbe essere il nostro più grande obiettivo.

Per le tasche e gli interessi di chi?

Forse perché in fondo, a chi ci governa, poco importa se i missili profumano di rosa o se una guerra devasta il pianeta.

Tanto loro in guerra non ci vanno. Mandano te e tuo figlio.

L’importante è continuare a venderti sogni green, perché tu stia buono e non rompa gli zebedei, mentre loro fanno i soldi veri con le azioni nelle fabbriche di armi e/o di vaccini, e/o con contratti arrivati dopo scambi di messaggini in stile Ursula, sfoggiando lo stesso sorriso da eroe del tizio con l’auto elettrica.

Draghi e Ursula von der Leyen vogliono armare l’Europa per la salvezza e la difesa degli europei.

La vera domanda è: ma chi ci sta davvero salvando e da cosa?

Siamo davvero in un’era in cui la transizione ecologica è una priorità o stiamo semplicemente assistendo a un gigantesco gioco di specchi in cui si cerca di vendere la sostenibilità, attraverso le famose politiche green, mentre si investe pesantemente nella distruzione?

Forse sarebbe il caso di smettere di illuderci che con una ricarica elettrica stiamo facendo la differenza, quando chi ci governa è più interessato a indossare l’elmetto, trattando i nostri figli come i personaggi di un gioco alla PlayStation.

Un gioco in cui, purtroppo, non ci sono vite di riserva.

Ma a loro cosa importa? Sono comodi sul divano, con lo smartphone di fianco per vedere a quanto ammontano i guadagni delle azioni nelle fabbriche di armi.

Pasquale Di Matteo

Copia di Copertina catalogo Favero – 1

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

Lascia un commento