TRUMP E L’AMERICA PROFONDA: L’ELEZIONE CHE HA RIBALTATO OGNI PREVISIONE DEGLI ESPERTI

TRUMP E L'AMERICA PROFONDA L'ELEZIONE CHE HA RIBALTATO OGNI PREVISIONE DEGLI ESPERTI

Rivincita dei dimenticati: Trump e l’America profonda contro l’élite globale

Le elezioni presidenziali statunitensi non smettono mai di sorprendere, soprattutto chi, anche stavolta, si è lasciato abbattere dagli artifici dei sondaggi e delle previsioni della stampa internazionale.

Trump ha conquistato l’America profonda e silenziosa, quella che si ribella a una visione progressista troppo distante dalle preoccupazioni quotidiane e dal mondo reale dei cittadini.

Non parliamo solo di un voto: è una rivincita simbolica, quella dell’americano medio, del lavoratore, di quei milioni di americani che Biden e il Partito Democratico hanno definito “spazzatura.

Quelli che si sentono derisi e dimenticati dall’élite dei “profeti da talk show”, dalle star di Hollywood e della discografia e dai milionari legati al benessere.

Ecco il contesto in cui Trump ha trovato terreno fertile per una vittoria netta, impensabile per i tanti analisti convinti che bastasse raccontare qualche favola alla gente per far dimenticare i problemi economici, di sicurezza e con l’immigrazione incontrollata.

Invece, queste elezioni hanno dimostrato che le questioni economiche e di sicurezza rimangono prioritarie per chi vive nel cuore degli Stati Uniti e per chi non guida la Ferrari.

Kamala Harris, percepita come personaggio distante e rappresentante di un’élite che non parla a tutto il popolo, ma solo a chi non è “spazzatura”, non ha conquistato il cuore degli americani e ha preferito perdere tempo in balletti, sorrisi e faccette buffe in risposta a chi non la pensava come lei.

Un sorriso che non basta: fallimento dell’élite mediatica e di Hollywood

Kamala Harris ha avuto dalla sua parte gran parte della stampa e di Hollywood, gli stessi che per mesi hanno dipinto Trump e i suoi sostenitori – cioè 72.641.564 americani – come fossero una “spazzatura” ideologica e sociale.

D’altro canto, Hollywood è quel servizio di propaganda che ha dipinto il mondo immaginario in cui i nativi americani erano tutti selvaggi, l’esercito americano è composto da milioni di John Rambo e gli agenti segreti russi sono dei poveri mentecatti.

Un mondo ben lontano da quello reale, in cui America e NATO hanno rimediato una figuraccia storica in Ucraina, militare e politica, altro che sanzioni dirompenti ed esercito russo costretto a smontare microchip dalle lavastoviglie. – Per fare cosa, poi, non è mai stato chiarito.

Ma l’America ha rifiutato una narrazione fatta di sorrisi, balletti e messaggi vuoti, senza contenuti concreti per risolvere i problemi reali del Paese.

D’altro canto, mentre le star come Taylor Swift e i milionari di Hollywood spingevano per una vittoria democratica, l’America profonda assisteva a questo spettacolo con crescente scetticismo, trovandovi poco o nulla di autentico e niente per gli interessi delle persone comuni.

Chi veniva trattato come “spazzatura” ha scelto invece di difendere con determinazione i propri valori e ha scelto Trump, giudicando l’alternativa priva di risposte reali e concrete.

Gli stessi giornalisti che deridevano chiunque mettesse in dubbio la retorica ufficiale si sono ritrovati, ancora una volta, smentiti dai fatti.

Per mesi ci hanno spiegato i numeri dei sondaggi, i profili demografici, le donne tutte per Kamala, i sorrisi e la politica della gioia.

Peccato che non ci fosse nemmeno un’idea politica dell’ex vicepresidente americana e che la sua campagna fosse improntata solo sulla demonizzazione dell’avversario, ma cosa vuoi che sia di fronte a una bella donna che sorride e deride persino gli avversari politici?

Questi giornalisti ed esperti di America sono gli stessi che ci raccontavano dei microchip, dell’esercito russo senza più armi, costretto a usare delle pale per combattere, nonché di una Russia piegata dalle sanzioni dirompenti degli occidentali, perciò a me qualche dubbio veniva, eh…

Ma non solo: Trump ha vinto anche perché gli americani hanno sviluppato una sorta di anticorpo verso la propaganda mediatica.

L’élite giornalistica e culturale si è illusa di poter influenzare l’elettorato con campagne diffamatorie contro Trump, senza capire che ormai il rapporto tra media e pubblico è irrecuperabilmente incrinato, perché le persone hanno imparato che chi non ne ha azzeccata mezza in passato è molto probabile che continui a raccontare frottole e a divulgare analisi sbagliate, quando non addirittura false.

Come è stato per la maggior parte dei grandi giornalisti ed esperti italiani con queste elezioni.

Il ruolo di Elon Musk: il supporto finanziario e la sfida ai media

In questo clima, Elon Musk ha interpretato un ruolo non indifferente.

Imprenditore, visionario e provocatore, ha utilizzato la piattaforma X per garantire una comunicazione senza censura e non improntata sulla propaganda del mainstream.

Ha donato fondi ingenti e ha costruito un’alternativa all’informazione manipolata, portando dalla sua parte anche un elettorato giovane, scettico e non facilmente condizionabile come gli affezionati della televisione.

La figura di Musk ha attratto anche chi, preoccupato dall’età di Trump, cercava un punto di riferimento in una figura moderna e pragmatica.

Per questo motivo, è stato determinante anche J.D. Vance, il giovane e rampante vicepresidente.

La vittoria repubblicana al Congresso: Trump ha carta bianca?

La vittoria repubblicana al Senato e la probabile vittoria alla Camera potrebbe offrire a Trump un ampio margine d’azione, con o senza la cooperazione del cosiddetto “deep state”.

Tuttavia, la composizione del Congresso sarà cruciale per comprendere l’effettiva portata del trumpismo: la coesione interna dei repubblicani e l’influenza della vecchia guardia repubblicana potranno rappresentare un freno o un sostegno per l’azione politica del presidente.

Ma, certamente, le politiche DEM sono state sonoramente bocciate da una maggioranza schiacciante dei cittadini.

Un cambio di rotta anche per l’Europa: fine dell’era guerrafondaia e globalista?

L’elezione di Trump rappresenta una battuta d’arresto per l’ideologia wake e la cancel culture, simboli della politica americana degli ultimi anni.

In Europa, l’ascesa trumpiana costringe le istituzioni a riconsiderare il proprio ruolo sulla scena internazionale, perché, se l’America smette di promuovere una governance globale tramite organizzazioni sovranazionali, anche l’Unione Europea, il cui equilibrio si regge in gran parte su questa visione, si troverà a fare i conti con una nuova realtà.

Le priorità della nuova amministrazione potrebbero infatti ridimensionare anche l’Agenda 2030 dell’ONU e il peso di istituzioni come l’OMS, mettendo alla prova i rapporti transatlantici.

Ma potremmo anche avere il beneficio di trovarci di fronte a qualche pandemia di asintomatici in meno.

Senza dimenticare le sorti della guerra in Ucraina e l’idea di NATO come impero che stabilisce cosa sia giusto e cosa no, chi sia criminale e chi no.

Primi segnali di distensione internazionale: la visita dell’ambasciatrice italiana a Mosca

In questa nuova stagione, arriva un messaggio diplomatico inaspettato dal Cremlino, dove Vladimir Putin ha accolto la nuova ambasciatrice italiana, Cecilia Piccioni, e altri ventisette rappresentanti di altrettanti stati, tra cui alcune nazioni considerate “non amiche” della Russia.

Il “miracolo diplomatico”, come qualcuno l’ha definito, avviene proprio in concomitanza con la vittoria di Trump, percepito a Mosca come un interlocutore meno bellicoso e più pragmatico rispetto ai predecessori.

Questa apertura diplomatica da parte della Russia potrebbe essere un segnale di distensione, un tentativo di superare le tensioni esasperate che hanno caratterizzato gli anni di presidenza Biden e Harris.

Non è detto che Trump riesca a stabilizzare la situazione, ma il clima potrebbe cambiare, con più dialogo, meno retorica aggressiva e con un interlocutore americano che non debba chiedere ai suoi amici immaginari cosa pensare e come agire.

Un nuovo approccio per l’Europa: dai rischi della NATO alla questione Ucraina

La politica di Biden ha imposto all’Europa un allineamento senza compromessi sulla questione ucraina, spingendo i paesi europei verso sanzioni che, pur danneggiando economicamente la Russia, hanno messo in crisi in maniera superiore le economie europee, senza sortire particolari effetti in Russia, come la disfatta della NATO in Ucraina dimostra.

L’esito di queste elezioni lascia presagire una possibile svolta, in cui le trattative diplomatiche potrebbero avere più spazio rispetto alla strategia delle sanzioni e dell’invio di armamenti.

La NATO, da sempre supportata dall’amministrazione Biden, potrebbe vedere ridimensionato il proprio ruolo e i leader europei saranno costretti a ripensare i propri rapporti strategici e a smettere di giocare a Risiko, comportandosi, finalmente, da adulti. E, si spera, dotati di buonsenso.

Conclusioni: una lezione per i profeti dei talk show

Trump è tornato alla Casa Bianca e, ancora una volta, l’establishment mediatico e politico internazionale ne esce umiliato.

Gli americani non lo hanno solo preferito alle politiche guerrafondaie di Biden, della Harris e dei DEM, con quasi cinque milioni di voti in più della sua avversaria, ma gli hanno conferito un numero di voti molto superiore al totale che gli consentì di vincere le elezioni otto anni fa.

Ciò dimostra che milioni di americani che alle precedenti due elezioni avevano votato per Clinton e per Biden, hanno preferito Trump e le sue politiche a quanto visto in questi ultimi quattro anni con Biden.

Gli “esperti” giornalisti e analisti si sono dimostrati incapaci di interpretare la volontà popolare, preferendo raccontare una storia rassicurante, nella quale tutto era già scritto, dall’elezione di Harris alla caduta definitiva di Trump.

E, proprio come si sono dimostrati miopi nella narrazione ucraina, tra pale, sanzioni e microchip farlocchi, non hanno compreso nulla nemmeno questa volta.

L’America profonda ha risposto in modo netto, lasciando i “profeti” delle sale televisive e i guru della carta stampate senza parole.

Questa elezione dovrebbe essere una presa di coscienza per milioni di americani e di occidentali che non si riconoscono più nelle visioni di un’élite distante, supportata da una propaganda ignorante e menzognera.

L’Europa e il resto del mondo dovrà adattarsi a questa nuova realtà, che guarda con sospetto alla globalizzazione e alla cultura dell’Occidente buono, mentre tutti gli altri sarebbero rozzi e cattivi.

La lezione è semplice: meno profeti, meno propaganda, meno guerrafondai, meno politiche insensate, meno dilettanti e adolescenti viziati ai luoghi di potere e più fatti, più adulti.

Certo, non dimentico che Donald Trump è un fascistoide e ho più volte dichiarato che, se fossi stato cittadino americano, mi sarei astenuto dal voto per manifesta inconsistenza delle due proposte.

Tuttavia, il fatto che un personaggio discutibile come Trump sia stato preferito dalla stragrande maggioranza degli americani dimostra il disastro delle politiche guerrafondaie di Biden e i tanti errori commessi sul suolo statunitense.

Ci si augura che davvero Trump riesca a disinnescare i disastri commessi in Ucraina da chi lo ha preceduto, riportando il mondo alla normalità. Facendo questo, avrebbe già fatto cento volte meglio di BIden e dei suoi amici immaginari.

Certamente, non si prospettano cose buone per quanto riguarda i crimini di guerra commessi da Israele in Medio Oriente, ma questa è un’altra storia.

Si spera, almeno, che i giornalisti italiani imparino a fare giornalismo, informando e offrendo analisi mature e serie, e non più tifo da stadio e propaganda.

Per smetterla di essere imbarazzanti barzellettieri che non ne prendono nemmeno mezza e per offrire un servizio serio alla nazione.

Infine un consiglio: quando leggete o sentite notizie o analisi, su elezioni, guerre o altro, andate a cercare in Internet le precedenti analisi di quell’autore, quel giornalista, quell’opinionista.

Chi ha sbagliato sulla guerra in Ucraina, sui vaccini, su Harris e Trump, per demeriti, incompetenza o per propaganda, è facile che continui a scrivere e dire castronerie.

Al contrario, chi ha fornito analisi che si sono rivelate corrette con il tempo e nei fatti, è probabile che continuerà a offrire un servizio di informazione e di opinione corretti.

Seguite questi ultimi e lasciate a sé stessi i pennivendoli da propaganda e pensieri unici.

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Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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