L’EVOLUZIONE DELLA GUERRA IN UCRAINA: LA STRATEGIA RUSSA DI EVITARE LE GRANDI CITTÀ

UNA NUOVA ERA DELLA GUERRA

L’invasione russa dell’Ucraina ha introdotto una strategia bellica che segna non tanto una deviazione significativa dalle tradizionali tattiche di guerra, ma fa largo uso della leva che la comunicazione può esercitare.

Invece di concentrarsi sulla conquista diretta delle grandi città, la Russia ha optato per circondare le aree metropolitane e prendere il controllo delle regioni circostanti, strategia controintuitiva che per tanti è debolezza, ma che, in realtà, è mutuata da motivazioni militari, psicologiche e comunicative.

LE MOTIVAZIONI DIETRO LA STRATEGIA RUSSA

EVITARE IL CONFRONTO DIRETTO NELLE CITTÀ

Uno dei motivi principali alla base della decisione di non invadere direttamente le grandi città è la difficoltà delle operazioni militari urbane, casa per casa, in rappresaglie continue in ogni quartiere.

Combattere strada per strada richiede un impiego massiccio di risorse, sia in termini di uomini che di munizioni, e comporta potenziali perdite significative, come dimostrato in conflitti precedenti.

Inoltre, il mantenimento e la difesa di una città conquistata sono compiti ardui, soprattutto in un contesto di resistenza organizzata e in città ampie.

È il caso, per esempio, di Kharkiv, metropoli con poco meno di 1,5 milioni di abitanti – anche se, dallo scoppio delle operazioni militari russe, centinaia di migliaia di abitanti hanno abbandonato la città prima che l’esercito russo occupasse buona parte dell’area circostante.

I russi preferiscono controllare l’area circostante, senza nemmeno tentare di entrare in città, per il momento.

OBIETTIVO PSICOLOGICO: IL PESO DELLE TESTIMONIANZE

Un elemento centrale della strategia russa è l’uso della comunicazione per ottenere vantaggi psicologici e strategici.

Circondando le città, infatti, i russi lasciano che i cittadini intrappolati diventino strumenti di propaganda indiretta grazie ai loro messaggi, trasmessi a parenti e amici in altre parti dell’Ucraina o all’estero, con cui diffondono narrazioni reali che smontano la linea ufficiale di Kiev e i resoconti della propaganda occidentale.

Questa tattica, infatti, ha creato una spaccatura nella percezione pubblica ucraina sempre più ampia, tanto che, a oggi, la popolarità di Zelensky è ai minimi termini e gli ultimi sondaggi dimostrano che solo 1,5 ucraini su 10 voterebbero lui se il dittatore ucraino permettesse, finalmente, di tornare alle urne.

Perché dittatore? Perché chiunque governi senza il benestare del popolo, dichiarando fuorilegge i partiti di opposizione e senza concedere elezioni è, di fatto, un dittatore.

RIDURRE LA RESISTENZA ORGANIZZATA

La strategia di accerchiamento consente anche di indebolire progressivamente le capacità logistiche e difensive delle città, interrompendo rifornimenti e collegamenti strategici con il resto del Paese.

E, anche quando l’accerchiamento non è completo, lo stanziarsi in determinate aree di prossimità ai grandi centri comunica comunque il fatto che l’esercito ucraino non è in grado di respingere il nemico.

Con i rifornimenti bloccati e le truppe isolate, o, comunque, con la presenza costante dei nemici a un tiro di… missile, la resistenza interna si erode col tempo, facilitando eventuali negoziati o capitolazioni senza la necessità di uno scontro diretto.

Una strategia che comporta anche una limitazione delle perdite tra i civili, in antitesi con i bombardamenti a tappeto dell’aviazione che sono strategie adottate più volte dagli Stati Uniti nelle loro guerre di occupazione, dall’Iraq all’Afghanistan.

COMUNICAZIONE E PROPAGANDA: IL RUOLO CHIAVE DEI MESSAGGI

UNA DOPPIA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE

L’approccio russo si basa su una doppia strategia comunicativa dunque:

  1. Messaggi interni

I cittadini e i soldati ucraini intrappolati diventano portatori involontari di narrazioni che contraddicono la propaganda ufficiale di Kiev e raccontano la realtà dei fatti che vivono sulla propria pelle. Ciò smonta la propaganda e offre un quadro veritiero della situazione.

  1. Messaggi esterni

La diffusione internazionale di queste testimonianze, amplificate dai social media e da canali di informazione alternativi, ha eroso la credibilità della leadership ucraina agli occhi della comunità globale e, ancor di più, quella di chi avrebbe dovuto fare informazione, invece ha preferito raccontare fantasiose menzogne che il tempo ha disintegrato.

Come non ricordare, infatti, che la stampa occidentale, soprattutto quella italiana, parlava di Mosca prossima al tracollo finanziario già a maggio 2022, di sanzioni che avevano avuto effetti devastanti a settembre 2022, di controffensiva ucraina che avrebbe cambiato le sorti della guerra a maggio 2023, di soldati russi senza munizioni e costretti a combattere solo con delle pale e a smontare microchip dalle lavastoviglie ucraine, già dalla fine del 2022?

LO SCENARIO PSICOLOGICO

Le testimonianze di sofferenza e isolamento non solo minano il morale interno, ma influenzano anche l’opinione pubblica in Ucraina e all’estero, grazie a resoconti veri e genuini di persone che vivono sulla propria pelle quanto accade.

Questo sposta l’attenzione dai successi militari alle difficoltà umanitarie, creando pressioni per una risoluzione rapida del conflitto, tanto che, come riportato dal settimanale Internazionale e da altri organi di stampa che hanno condotto interviste ai soldati di Kiev, le truppe ucraine al fronte, quando non disertano, chiedono un cessate il fuoco e un accordo con Putin a qualunque prezzo, purché finisca la guerra.

IMPLICAZIONI SOCIOLOGICHE E CULTURALI

LA SPACCATURA TRA NARRAZIONI UFFICIALI E PERCEZIONI POPOLARI

La dissonanza tra la narrazione ufficiale e le testimonianze sul campo, per la prima volta nella storia ha causato un cortocircuito nella propaganda atlantista, smontata dai fatti che vengono presentati attraverso i social network, elemento che ha creato un divario crescente nella fiducia verso il governo ucraino.

Grazie a Internet, infatti, non è stato possibile dimenticare come sia nata la guerra commerciale che gli Usa hanno lanciato alla Russia già dal 2001, quando hanno tentato ogni azione per smontare il monopolio di Gazprom nell’offerta di gas all’Europa e, ancor di più, i tanti – troppi secondo l’America – accordi commerciali dei paesi europei con Mosca.

Interferenze nelle elezioni di ex paesi sovietici, a cominciare da Moldavia e Georgia e proprio anche con l’Ucraina, il cui colpo di stato del 2014 ha cacciato il presidente eletto in elezioni democratiche per mettere al potere un uomo designato dagli Usa, golpe di cui parleremo ampiamente in un prossimo articolo.

E come non ricondurre la vicenda di Assad al gas in Europa? Gli americani, ormai disperati per l’evolversi del conflitto in Ucraina, hanno scelto persino di trasformare i tagliagole dell’Isis in democratici migliori del tiranno Assad, con buona pace della dittatura che si sta già imponendo in Siria, con una lotta senza quartiere ai diritti delle donne.

La propaganda occidentale, smontata dal tempo e dalle evidenze, a tre anni dall’invasione russa, ha offerto un vantaggio di credibilità enorme alla Russia nell’opinione pubblica occidentale, non tanto per la sua forza, ma perché Internet ha permesso alla gente di valutare la reale consistenza della Nato, quella non divulgata dalle fantasie di Hollywood, con i Rambo e altre sciocchezze.

Gli stessi europei si sono resi conto che la guerra contro la Russia ha annientato l’economia europea, tanto che persino la Germania è al tappeto, i costi dell’energia sono insostenibili e il lavoro sta morendo.

Tutte circostanze destinate a peggiorare dopo l’insediamento di Trump alla Casa Bianca, che farà scappare via truppe, armi e soldi americani dall’Ucraina.

LA GUERRA COME TEATRO MEDIATICO

La guerra in Ucraina dimostra come i conflitti moderni siano sempre più plasmati dalla dimensione mediatica. Le tattiche russe evidenziano come la propaganda abbia influenzato non solo il campo di battaglia, ma anche le percezioni collettive e le dinamiche sociali in questi anni.

Ci sono intere generazioni di cittadini occidentali convinti che l’esercito americano sia il più forte al mondo, perché non conoscono la storia, altrimenti si chiederebbero com’è possibile che l’esercito più potente al mondo non vinca una guerra dal lontano 1945, quando utilizzò non una, ma ben due bombe atomiche – unico Paese ad averle mai utilizzate fino ad oggi.

E sì che gli Usa sono il Paese in assoluto più guerrafondaio sul pianeta!

Hanno persino inventato la fake news dell’esistenza di armi chimiche in Iraq per invadere quel Paese e destabilizzare l’intero Medio Oriente.

Un po’ come la propaganda ha tentato – e ci prova ancora, malgrado l’evidenza – a dipingere il genocidio e i gravi crimini di guerra compiuti da Israele a Gaza, in Cisgiordania, in Libano e in Iran come legittima difesa.

Proprio grazie ai tanti video e alle tantissime testimonianze, la Corte Penale Internazionale ha potuto definire Benjamin Netanyahu un criminale, per cui ha emesso un mandato d’arresto internazionale per gravi crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Infatti, proprio come le peggiori propagande, molti giornalisti – o pseudo tali – occidentali si sono scagliati non contro il criminale, ma contro i giudici.

CONCLUSIONI: UNA GUERRA DI PERCEZIONI

La strategia russa di non invadere direttamente le grandi città è un esempio di come i conflitti moderni siano sempre più dominati da fattori psicologici e comunicativi.

D’altro canto, l’abbiamo sperimentato con la gestione pandemica, durante la quale, grazie alla narrazione della paura, si è riusciti a far credere a milioni di persone non inclini al ragionamento, allo studio e alle letture, che fossimo tutti pronti a morire e che ci fossero scienziati degni di nota – quelli che propagandavano il pensiero unico – e scienziati che non contavano nulla, quando erano critici o volevano curare i pazienti.

Se ben utilizzata, la comunicazione è una tattica che combina efficacemente operazioni militari e propaganda per ottenere risultati con il minimo dispendio di risorse.

Soprattutto quando il tuo avversario racconta panzane di pale e microchip, lasciare che gli stessi ucraini raccontino la verità ad amici e parenti è una strategia eccellente e vincente.

Nel lungo periodo, la capacità dell’Ucraina di controbilanciare questa strategia dipenderà non solo dalla resistenza sul campo, ma anche dalla gestione delle narrazioni interne ed esterne. In un mondo sempre più interconnesso, la battaglia per il controllo delle percezioni è ormai altrettanto cruciale quanto quella per il controllo del territorio.

Tuttavia, ci sono i fatti. E i fatti dicono che Zelensky non ha più giovani da mandare al fronte, poiché sono tutti morti e mutilati, oppure fuggiti all’estero.

I fatti hanno smontato ogni previsione degli analisti al soldo della propaganda occidentale.

Ecco perché concludo con un invito: quando vi trovate di fronte a un testo, a una notizia, a un video, valutate la credibilità dell’autore non in base al blasone, ma in base a quanto affermato in precedenza.

Se si tratta di chi glorificava le sanzioni dirompenti, raccontava di pale e microchip e altre panzane sulla guerra che sarebbe finita perché Mosca era prossima al tracollo, nel 2022, nel 2023, poi nel 2024, è assai probabile che stia raccontando un’altra favola da propaganda anche adesso.

Fidatevi solo di chi ha veicolato informazioni e analisi che il tempo ha confermato e lasciate perdere gli eroi della propaganda.

IL ROMANZO CHE SPIEGA PERCHÈ IL MONDO SEMBRA IMPAZZITO

Pasquale Di Matteo, scrittore, critico d'arte internazionale, esperto di comunicazione e rappresentante italiano della società giapponese Reijinsha

Le Menti Invisibili è disponibile ovunque online (Mondadori, Hoepli, Feltrinelli, Amazon…) ed è ordinabile nelle librerie tradizionali.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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