I DEFICIT COGNITIVI DEGLI ITALIANI SONO UN COSTO SOCIALE

L’ultima indagine OCSE-Piaac sulle competenze cognitive degli adulti (2012-2023) ci presenta un quadro desolante: in Italia, regna l’immobilismo culturale.

Siamo inchiodati a livelli ben al di sotto della media OCSE in Literacy, Numeracy e Adaptive Problem Solving, ovvero nelle capacità fondamentali per leggere, comprendere, ragionare e risolvere problemi: il 33% degli italiani non è in grado di comprendere un testo scritto né di proporre soluzioni a un problema.

LE COMPETENZE COGNITIVE IN ITALIA: UNA STABILITÀ CHE PREOCCUPA

L’indagine OCSE-Piaac, condotta in 31 Paesi, nel 2023, e realizzata in Italia dall’INAPP per conto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha misurato competenze fondamentali quali:

  • Alfabetizzazione: capacità di lettura e comprensione di testi scritti.
  • Numerazione: capacità di comprendere e utilizzare informazioni matematiche e numeriche.
  • Adaptive Problem Solving: capacità di risolvere problemi complessi in situazioni dinamiche.

L’Italia si è conferma al di sotto della media OCSE in tutti questi ambiti, ottenendo risultati analoghi all’ultima rivelazione del 2012/2013.

Questo non è solo un problema statistico e nemmeno soltanto una notizia come tante altre, ma una questione cruciale per il futuro del Paese, poiché le competenze misurate dallo studio sono indispensabili per affrontare la vita e partecipare pienamente alla vita sociale.

IL TERRENO FERTILE PER LE “VERITÀ PRECONFEZIONATE”

E questo è il terreno fertile su cui germogliano le “verità preconfezionate” che ogni giorno ci vengono servite come dogmi: slogan vuoti, semplificazioni tossiche e bufale travestite da mantra.

Un livello così basso di competenze cognitive ha conseguenze dirette sulla qualità del dibattito pubblico, perché, in un Paese dove la lettura è ai minimi storici, la scolarizzazione rimane bassa e la cultura è relegata ad attività di perditempo, il pensiero critico fatica a svilupparsi.

Ecco perché è così facile far passare sciocchezze come dogmi: poiché slogan semplicistici, generalizzazioni e polarizzazioni trovano terreno fertile in una popolazione priva degli strumenti per decodificare la complessità.

È il motivo per cui c’è chi ancora sta dietro a panzane di soldati russi costretti a usare solo pale, di Ucraina che sta vincendo una guerra persa già due anni fa, di sanzioni dagli effetti dirompenti, di green pass che servono a creare luoghi sicuri perché se non ti vaccini muori, e tutto l’insieme di assurdità che abbiamo letto e sentito in questi anni.

In un Paese dove la scolarizzazione è piuttosto bassa, e improntata per lo più sulla tecnica e meno sulle materie acculturanti, la cultura generale è imbarazzante e la lettura è quasi un hobby esotico, perché i più preferiscono stare dietro a Grande Fratello, isole di presunti famosi e altre corbellerie, il pensiero critico fatica persino a nascere, figuriamoci a crescere.

UN PROBLEMA PER TUTTA LA NAZIONE

Perché questo è un problema serio per tutta la nazione?

Perché senza strumenti per interpretare e analizzare la realtà, ci condanniamo a una democrazia zoppa, dove è troppo facile manipolare il consenso, creare falsi nemici, ingigantire situazioni, malattie, o crearne di sana pianta, per distrarre dai problemi reali.

E il risultato è sotto i nostri occhi: un dibattito pubblico appiattito, privo di profondità, in cui chi urla più forte detta l’agenda.

Te ne accorgi dai commenti, dove, al di là delle offese, resta il nulla.

Nessuna argomentazione, nessuna dimostrazione di aver almeno compreso il perché si è contro o si è a favore di qualcosa che non sia il sentito dire, l’appartenenza a un gruppo, o quanto appreso al Bar Sport.

PERCHÉ INTRODURRE LA FILOSOFIA FIN DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA?

Un possibile antidoto a questa situazione è l’introduzione della filosofia già a partire dalle scuole elementari, con percorsi adatti ai più piccoli, poiché la filosofia non è un lusso per pochi, ma una competenza fondamentale per sviluppare il ragionamento e il pensiero critico.

Ecco i benefici di una formazione filosofica precoce

  1. Stimola la curiosità e l’analisi: i bambini imparano a fare domande e a cercare risposte oltre la superficie.
  2. Forma cittadini consapevoli: chi ha una base filosofica è più profondo nei ragionamenti, meno incline alla generalizzazione e più capace di distinguere i fatti dalle opinioni e la realtà dalle castronerie.
  3. Riduce la polarizzazione: la filosofia insegna a vedere le sfumature, evitando il “tifo cieco” per una parte e la demonizzazione di chi la pensa diversamente.

In un’epoca in cui dominano superficialità e immagine e proliferano le fake news, la filosofia rappresenta uno scenario indispensabile per la maturità culturale delle persone.

COSA POSSIAMO FARE PER CAMBIARE?

Per superare questo deficit cognitivo, è necessario un piano ambizioso che metta al centro:

  • L’investimento in istruzione, per rafforzare le competenze di base come lettura, matematica e problem solving.
  • La cultura come priorità, in modo da promuovere la lettura e la riflessione come valori fondamentali per il progresso personale e, di conseguenza, dell’intera società.
  • L’introduzione della filosofia, per sviluppare percorsi formativi che insegnino a ragionare e ad analizzare fin dalla giovane età.

Non possiamo accontentarci di non essere peggiorati rispetto all’ultima indagine, perché il futuro dell’Italia dipende dalla capacità di trasformare questa situazione stagnante in un’opportunità di crescita.

La risposta è chiara: investire, e farlo subito, in istruzione e cultura, dunque!

Dalla scuola all’età adulta, serve un piano ambizioso per potenziare le competenze cognitive della popolazione, rilanciando il ruolo della lettura, della riflessione e dello studio come valori centrali.

Come status sociale.

È giunto il tempo di veicolare modelli di persone di success che non siano più il tizio con il portafogli gonfio e l’auto di lusso, ma devono essere il titolo di studio e le competenze culturali a decretare il vero successo.

Cosa che è già evidente nella realtà di ogni giorno, ma non per le apparenze delle mode e della comunicazione, che ancora propongono modelli che si fermano all’apparenza, all’immagine e alla superficie.

Perché le persone superficiali non vanno oltre la superficie, perciò si fermano al bel cappotto e all’auto fiammante, mentre la cultura la sondi nel ragionamento e nel come si affronta un contraddittorio.

Solo banalizzando la superficialità e rendendo omaggio ai veri valori della cultura e della profondità delle competenze potremo costruire una società capace di distinguere tra la verità e la sua caricatura e, finalmente, interrompere questo circolo vizioso di ignoranza e immobilismo che provoca danni alla nazione.

A cominciare dagli esiti elettorali.

Non si tratta solo di statistiche, ma del futuro di un Paese che rischia di rimanere ostaggio della sua stessa indifferenza e della sua stessa diffusa ignoranza.

I gioielli luccicano in superficie, la cultura illumina l’intera persona dall’interno.

Accendiamo la luce sulla cultura e impariamo che il vero successo di una nazione si misura dai titoli acquisiti dai suoi abitanti, dalle loro letture, dalla loro cultura, da come parlano e si relazionano, non dal cappotto che indossano o dall’auto che guidano.

Perciò, acquistiamo e leggiamo libri. Perché leggere non accresce solo la nostra cultura personale, ma è il modo migliore per essere cittadini perbene, perfino modello, e indispensabili alla nazione.

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Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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