STORIA DI UNA FAVOLA DI NATALE VERA: PACE IN TRINCEA TRA I SOLDATI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

LA SPERANZA DI UN NUOVO MIRACOLO DI NATALE

Il Natale è considerato un momento di magia, per qualcuno, addirittura di miracoli, di pace e di riconciliazione.

La storia ci insegna che anche nelle situazioni più disperate, come durante la Prima Guerra Mondiale, può emergere un barlume di umanità, ragione per cui guardo con speranza al Medio Oriente e all’Ucraina, dove i conflitti continuano a mietere vittime e a distruggere vite di persone per lo più innocenti.

Che questo Natale possa ispirare le parti in causa a trovare compromessi, evitando la barbarie della guerra che arricchisce solo coloro che traggono profitto dalla vendita di armi o da interessi geopolitici.

Per questo ricordo la Tregua di Natale del 1914, in questo articolo, che si ispira a un altro che scrissi nel 2016 su un vecchio blog che si chiamava Eventiarmonici.

IL MIRACOLO DELLA NOTTE DI NATALE

La vigilia di Natale del 1914 a Ypres, in Belgio, soldati inglesi e tedeschi si scambiarono doni e auguri invece delle pallottole che avevano trasformato l’area in un mattatoio.

Ma non fu proprio un vero miracolo di Natale, come la racconta qualcuno. Per i comandi militari dei due schieramenti, infatti, quella “tregua” spontanea fu un atto di insubordinazione.

LA TREGUA DI NATALE DEL 1914 è uno degli eventi straordinari e commoventi della Prima Guerra Mondiale, avvenuto tra il 24 e il 25 dicembre lungo il Fronte Occidentale, un momento di umanità in mezzo alla brutalità della guerra e al trionfo della disumanità.

CONTESTO STORICO

Nel dicembre del 1914, la guerra era in corso da pochi mesi e le trincee si erano trasformate in un simbolo della guerra di logoramento, con combattimenti incessanti, tra il fango e i cadaveri.

Le condizioni erano dure e i soldati vivevano in situazioni precarie, esposti al freddo e alle pallottole, perciò la tensione era alta e l’approssimarsi del Natale portò con sé un desiderio di tregua.

Il 7 dicembre 1914, Papa Benedetto XV inviò una lettera ai governi delle nazioni belligeranti, invocando una pausa nei combattimenti per celebrare il Natale, con la famosa frase: “I cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano”.

Tuttavia, la richiesta fu ufficialmente respinta dai comandi militari. Per dirla come andrebbe detta, il Papa fu trattato come Papa Francesco oggi quando inveisce contro i crimini di Netanyahu.

GLI EVENTI DELLA TREGUA

La vigilia di Natale, la notte tra il 24 e il 25 dicembre, i soldati tedeschi iniziarono a cantare canti natalizi e a decorare le loro trincee con alberi di Natale. I soldati britannici, a cui arrivavano suoni e rumori degli avversari, risposero con i propri canti e questo scontro a suon di musica e canti creò un’atmosfera di fraternizzazione che lasciò i fucili per terra.

Nella mattina di Natale, molti soldati uscirono dalle loro trincee per incontrarsi nella terra di nessuno. Qui si scambiarono auguri, regali simbolici come sigarette e biscotti, e alcuni giocarono partite di calcio.

Questo momento di condivisione fu accompagnato anche dalla necessità pratica di seppellire i caduti, – tanti, troppi, di entrambi gli schieramenti, – e per riparare le trincee danneggiate.

LA FRATERNIZZAZIONE A NATALE

La tregua non fu uniforme lungo tutto il fronte; si verificò principalmente nelle aree dove le trincee britanniche e tedesche erano più vicine o in alcune zone dove erano presenti reggimenti sassoni, dove la comunicazione tra le truppe era facilitata da contatti civili.

Tuttavia, la tregua non ebbe lo stesso successo nelle aree controllate dai francesi, dove il risentimento per l’occupazione tedesca era ancora forte.

CONSEGUENZE DELLA TREGUA DI NATALE

Quanto accaduto il giorno di Natale, tuttavia, non portò nulla di buono; gli alti comandi militari iniziarono a temere che tali atti di fraternizzazione potessero minare la disciplina tra le truppe, di conseguenza, ordinarono il ritorno immediato alle ostilità.

Il generale John French, comandante del corpo di spedizione britannico, emise ordini severi contro qualsiasi forma di interazione pacifica tra le forze nemiche e di insubordinazione, tuttavia, non ci furono punizioni severe per i soldati coinvolti nella tregua, elemento che fa ipotizzare che i comandanti compresero la situazione, anche solo per mantenere alto il morale delle truppe.

Nei giorni successivi alla tregua, la guerra riprese con violenza e senza pietà, ma l’evento rimase impresso nella memoria collettiva come un simbolo di speranza e umanità in un periodo altrimenti buio della storia. Peccato che, a quanto risulta, non fu ripetuto gli anni successivi con la stessa forza e LA TREGUA DI NATALE DEL 1914 rappresenta, ancora oggi, un episodio unico che dimostra come anche nei momenti più difficili possa emergere un desiderio universale di pace e di comprensione tra gli esseri umani.

Esseri umani, appunto. Esseri fatti della stessa sostanza: ossa, muscoli, sangue, braccia e gambe. Perfino dotati di teste pensanti.

Esseri tali anche se nudi e senza automobili costose e ville con piscina.

Basterebbe ricordare cosa siamo, o cosa dovremmo essere per abiurare ogni forma di conflitto che implichi la sofferenza.

Pasquale Di Matteo, scrittore, critico d'arte internazionale, esperto di comunicazione e rappresentante italiano della società giapponese Reijinsha

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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