LA DEMOCRAZIA COME ILLUSIONE: UN CONCETTO DI MARKETING NEL MONDO OCCIDENTALE

La democrazia, come la conosciamo nel mondo occidentale, è un concetto ampiamente pubblicizzato e veicolato dai media, una sorta di prodotto di marketing che promette di garantire la voce del popolo, la partecipazione politica e il potere sovrano degli elettori, in contrasto alle dittature di certe aree del mondo.

Tuttavia, ciò che ci viene presentato come democrazia non corrisponde sempre alla realtà dei fatti. In verità, quasi mai e possiamo affermare di vivere in una grande finzione.

In paesi come l’Italia, la Francia, la Germania e la Romania, le scelte popolari sono palesemente ignorate o manipolate, circostanze che dimostrano una discrepanza tra il principio democratico e la sua applicazione concreta.

Vediamo come e perché.

LA DEMOCRAZIA COME STRUMENTO DI MANIPOLAZIONE POLITICA

La democrazia è da decenni il vessillo sotto il quale l’Occidente giustifica le proprie politiche interne ed estere, raccontando ai cittadini che sono loro a decidere il destino delle nazioni attraverso il voto.

Tuttavia, una riflessione più attenta rivela che il voto popolare è solo una facciata dietro la quale si nascondono potenti forze politiche e, soprattutto, potentissime lobbies economiche, che influenzano e indirizzano le scelte politiche al di fuori della volontà della maggioranza.

In Italia, ad esempio, la vicenda del ministro Paolo Savona dimostra come l’Europa, e in particolare le sue istituzioni economiche e politiche, influenzino pesantemente le decisioni politiche interne di uno stato che dovrebbe essere sovrano, ma non lo è affatto.

Savona, un economista di spicco, era stato nominato ministro da un governo sostenuto da milioni di italiani in un’elezione che non ammetteva repliche, ma le sue idee economiche, in particolare quelle legate all’Europa, erano in contrasto alle politiche delle istituzioni europee, in particolare alla Commissione Europea, perciò il Presidente della Repubblica ha preteso un nome diverso alla guida del Ministero che avrebbe dovuto guidare il Prof. Savona.

Questo episodio dimostra, in maniera incontrovertibile, come l’autonomia politica di un Paese come l’Italia sia limitata da forze esterne, svuotando di significato il voto popolare.

Senza dimenticare la storia, con gli episodi che hanno visto protagonisti Enrico Mattei e Aldo Moro, entrambi morti in circostanze “misteriose”. Il primo in un incidente aereo, il secondo per mano di terroristi talmente potenti da sequestrare addirittura il primo ministro, ma che poi non hanno più colpito nessun politico.

Persino se fosse stata la trama di un thriller sarebbe risultata forzata e poco credibile.

Eppure, c’é chi ancora è convinto del fatto che si tratti solo di “sfiga”. Una sfiga capace di colpire solo chi persegue politiche distanti dalle mire americane.

IL PARADOSSO DELLE SANZIONI: DEMOCRAZIA O DITTATURA MASCHERATA?

E qui arriviamo al cuore del problema: sanzionare chi non si allinea.

Prendiamo il caso di Bidzina Ivanishvili, fondatore del partito di governo georgiano.

Gli Stati Uniti lo accusano di aver “minato il futuro atlantista” del suo Paese.

La sua unica colpa? Aver vinto le elezioni, cioè avere il supporto della maggioranza, cosa che, ragionando da democratico, significa che il Paese segue le sue idee politiche e boccia quelle degli avversari.

Ma per gli Stati Uniti, è inconcepibile che una nazione decida di appoggiare le idee di chi non è atlantista e si dimostra vicino alla Russia. Per gli USA, tale comportamento non è democratico.

Interessante.

E chi decide cos’è democratico?

Perché votare in massa contro le politiche atlantiste non sarebbe democratico? Chi può permettersi di affermare una cosa simile?

Il Dipartimento di Stato americano, ovviamente.

In nome di quale diritto? Internazionale o divino?

Semplicemente in nome del diritto del più forte?

Perché, alla fine, quella che noi consideriamo la più grande democrazia del mondo non è altro che una dittatura del più forte, che governa il pianeta dicendo «o fate ciò che vogliamo, oppure vi sanzioniamo. E, se le sanzioni non funzionano, vi bombardiamo.»

E questa non è opinione personale, ma quanto dimostrato nei libri di storia.

D’altronde, è risaputo: le interferenze elettorali sono un male assoluto… ma solo se fatte dalla Russia.

Se invece sono gli USA a sponsorizzare candidati, destabilizzare governi sgraditi, provocare rivoluzioni o imporre sanzioni a chi osa pensare diversamente, allora va tutto bene. Lo abbiamo visto anche in tanti film di Hollywood che abbiamo acclamato, no?

Perché è la democrazia, bellezza.

E qui il sarcasmo è d’obbligo: ci spiegano che sanzionare un politico georgiano serve a salvare la democrazia, la stessa democrazia che però deve piegarsi alla volontà americana.

Strano concetto di libertà quello occidentale: votate pure, ma solo chi diciamo noi, altrimenti ce ne fottiamo dei popoli e imponiamo comunque chi vogliamo noi.

Una situazione che non è molto diversa dal periodo feudale, quando potevi dirti libero se rispettavi le regole imposte da chi comandava. Né più né meno, la stessa cosa che accade in Russia e in Cina, solo che gli USA impongono queste politiche a mezzo mondo e non solo nei propri confini.

(FONTI: ANSA)

LA FRANCIA, LA GERMANIA E LA DEMOCRAZIA VIRTUALMENTE SOSTITUITA DAI POTERI ECONOMICI

In Francia, la situazione non è meno paradossale, visto che, a fronte di elezioni che hanno visto il trionfo delle forze contrarie alle politiche del Presidente Emmanuel Macron, questi ha pensato bene di creare un governo che escludesse, di fatto, i vincitori.

Ciò dimostra che, pur avendo vinto le elezioni, le decisioni di governo non sono il frutto di una pura espressione democratica, ma di negoziazioni politiche tra élite, che agiscono in modo da garantire la loro continuità nel potere, infischiandosene del popolo, che vale solo quando decide ciò che è già stato deciso.

La stessa Germania prosegue una linea politica in aperto contrasto con gran parte della popolazione, la quale, chiamata a esprimersi in elezioni regionali, ha preso a schiaffi nelle urne i partiti di governo.

Senza dimenticare che non sappiamo chi abbia davvero guidato gli Stati Uniti d’America in questi anni, visto che abbiamo avuto la conferma dell’incapacità oggettiva di Joe Biden di esercitare il ruolo di presidente.

Sono stati i suoi amici immaginari? Chi sono? Quali agende hanno seguito e seguono ancora?

ROMANIA: LA DEMOCRAZIA VIOLATA DAI VETI INTERNI

Anche in Romania, la democrazia è stata messa in discussione dai veti imposti dagli Stati Uniti.

Recentemente, i cittadini rumeni hanno scelto di votare in massa per un candidato che non è gradito dai paesi membri della NATO.

Il pericolo che quel candidato potesse vincere il ballottaggio e formare un governo democraticamente eletto, ma in opposizione agli equilibri geopolitici dettati da Bruxelles e da Washington, ha suscitato un’ondata di proteste tra i politici occidentali, che hanno cercato di delegittimare il risultato elettorale, parlando di interferenze russe.

Cioè, quanto ha affermato di fare il Dipartimento di Stato a stelle e strisce in Georgia. Solo che, in questo caso, sarebbe per il bene della democrazia.

Ciò dimostra, ancora una volta, che la democrazia, in senso stretto, non esiste se non si rispetta il volere di coloro che esercitano il potere economico e politico a livello internazionale.

In pratica, viviamo nella legge del più forte. Senza se e senza ma. Alla faccia della democrazia.

DEMOCRAZIA O PARVENZA DI DEMOCRAZIA?

In tutte queste situazioni, emerge un chiaro paradosso: il voto, pur essendo l’elemento fondamentale della democrazia, non serve a garantire il cambiamento desiderato dai cittadini ed è incapace di produrre effetti contrari a quelli dettati dalle élite finanziarie che ottriano ciò che deve essere fatto.

La democrazia, così come viene presentata nei discorsi politici e raccontata dai media, è più una rappresentazione simbolica, una sorta di illusione, una Matrix costruita per dare l’impressione che le persone abbiano il controllo sul loro destino.

Perché, nei fatti, il sistema politico ed economico è troppo radicato per essere veramente influenzato dalle scelte delle masse e, quando, per una “anomalia”, avviene che queste riescano a votare per forze politiche che non seguono i dettami del governo americano, ecco che i ministri vengono bocciati, le elezioni invalidate, o si scatenano sommosse popolari pur di rovesciare chi ha vinto democraticamente.

Al limite, quando la situazione è grave, si scatena una guerra.

È lo stesso schema utilizzato da Putin in Ucraina, ma non ha nulla di diverso da quanto fa l’America dalla sua fondazione e i casi Cuba e Iraq sono solo due tra i tanti ricordati dalla storia.

D’altro canto, è ciò che accade nell’immaginario di Russia e Israele: i crimini di Putin sono di un dittatore sanguinario, quelli di Netanyahu sono legittima difesa. Perché è sempre l’America a decidere chi è buono e chi cattivo e noi siamo solo sudditi di ciò che decide l’impero.

Pertanto, possiamo affermare che la democrazia, come viene presentata nel contesto occidentale, non è molto di più di una pubblicità del Mulino Bianco, dove tutto è finzione e forzatura, con i bambini felici di andare a scuola e le famiglie che fanno colazione quando il sole è già alto.

L’idea che le decisioni politiche siano effettivamente determinate dalla volontà popolare è solo una narrazione che serve a giustificare il potere di pochi, che manipolano il sistema per proteggere i propri interessi, così come puntare il dito su governi stranieri, definendoli dittature, serve a distrarre l’opinione pubblica, a far vedere che c’è di peggio, quando non è affatto così.

La realtà è che la democrazia è diventata un’idea promossa dai media e dai politici, ma raramente praticata, perché la partecipazione popolare non garantisce più un’influenza significativa sulle decisioni politiche, che sono sempre più determinate da forze economiche e geopolitiche, più potenti di qualsiasi voto espresso nelle urne e di qualsiasi predidente.

Kennedy docet.

Perciò, il cortocircuito della democrazia ci fa dire che Putin è un dittatore pericoloso perché cercherebbe di influenzare elezioni di paesi stranieri a proprio vantaggio, ma, al tempo stesso, ci fa definire “grande democrazia” gli Stati Uniti d’America, che influenzano le elezioni e le politiche di paesi stranieri a proprio vantaggio.

Viva la democrazia! Beh… prima o poi la vedremo da qualche parte, no?

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Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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