Non c’è niente da fare: noi europei siamo campioni mondiali di masochismo, politico ed economico.
Dopo aver spalancato i portafogli per finanziare i nostri salvatori d’oltreoceano (e non parlo di Superman e Batman), adesso ci ritroviamo a ringraziare l’Ucraina per aver spento il riscaldamento nel cuore dell’inverno.
L’ultima brillante mossa di Volodymyr Zelensky, infatti, – dopo l’annientamento del Nord Stream 2 causato dal commando ucraino – è stata quella di chiudere i rubinetti del gas russo che transitava dal suo Paese, non rinnovando il contratto quinquennale con Mosca.
Risultato? Bollette che schizzano alle stelle, imprese che dovranno scegliere se riscaldare i dipendenti o pagarli, e un’Europa che, a furia di tirare la cinghia, rischia di soffocarsi da sola.
QUANTO CI COSTA LA SOLIDARIETÀ?
No, non è una domanda da codardi, come accuserebbe qualche pennivendolo al soldo della propaganda occidentale, ma da persona sana di mente.
Il premier slovacco Robert Fico ha fatto due conti e non sono buone notizie: si parla di 120 miliardi di euro in più nei prossimi due anni solo per mantenere in piedi il nostro costosissimo esperimento di virtù geopolitica. Senza considerare i mancati introiti in tasse dei paesi che vantavano il passaggio del gas dalla Russia (la Slovacchia perderà circa mezzo miliardo di euro all’anno).
Qualcuno obietterà che non saranno proprio 120 miliardi, ma qualcosa meno, tuttavia non cambia la situazione.
Il prezzo del gas naturale è già superato i 50 euro per megawattora e non accenna a fermarsi. Gli americani, con il loro gas naturale liquefatto (GNL), ci vendono la soluzione a prezzi che fanno sembrare gli interessi dei mutui anni ‘90 un affarone.
Ma non importa, perché noi siamo bravi e buoni, perciò preferiamo pagare di più pur di far dispetto a Putin, che bombarda innocenti.
Peccato che l’Occidente, così attento ai deboli in Ucraina, continui a finanziare l’Israele di Netanyahu che sta compiendo un genocidio a Gaza.
Ma, si sa, noi siamo abili nel decidere chi è più innocente e più bambino di altri.
Ancora di più, siamo abili a comportarci come colonie americane per soddisfare ogni capriccio e interesse di Washington.
DIPENDENTI E CONTENTI
Ovviamente, questo nuovo schema Ponzi energetico è reso possibile dalla nostra totale dipendenza da fornitori alternativi, perché gli Stati Uniti ci vendono il loro GNL a peso d’oro, il Qatar fa il possibile per riempire il vuoto lasciato dai russi, intanto le nostre imprese si domandano se convenga di più chiudere i battenti o trasferirsi in Asia.
La Slovacchia, che fino a ieri prendeva due terzi del suo gas dalla Russia, è ormai alla frutta e minaccia di spegnere le luci anche in Ucraina.
Non sarebbe ironico? Zelensky fa in modo che l’Europa resti senza gas russo in modo da spingerci a entrare in guerra al posto dei giovani che non ha più da inviare al fronte e loro restano senza elettricità.
LA VITTORIA DI PIRRO DELL’UCRAINA
E proprio Zelensky, nel frattempo, continua a giocare la sua partita.
Una partita che, diciamolo chiaramente, è ormai disperata. Zelensky sa di essere un morto che cammina: politicamente, non lo voterebbe più nemmeno il suo cane e sappiamo bene che fine fanno, nel lungo periodo, gli oppositori di Mosca.
L’esercito ucraino è esausto, le generazioni di giovani sono decimate o rese inabili dalla guerra, mentre chi è riuscito a fuggire all’estero si guarda bene dal rientrare per difendere la patria. Il è Paese ridotto a un cumulo di macerie e i debiti di guerra sono impossibili da ripagare se non vendendo ogni centimetro quadrato dell’Ucraina all’Occidente.
Ma la guerra deve continuare, perché guai a trattare con la Russia.
Non importa se Putin sta già vendendo il suo gas a Cina e India, con i Brics che crescono e ridono alle nostre spalle.
Noi, invece, preferiamo affondare lentamente in un’agonia autoinflitta, convinti che prima o poi arriverà un lieto fine perché così scrivono ancora quelli che ci hanno raccontato di soldati russi che disertavano, costretti a combattere solo con delle pale e a smontare microchip, in nome della propaganda americana e di tanta, troppa, ignoranza di certi analisti e taluni giornalisti che sarebbe meglio definire pennivendoli.
PUTIN SORRIDE, NOI GELIAMO
Il paradosso è che il primo a non volere la pace ora è proprio Putin.
Perché dovrebbe?
Sta vincendo militarmente, con decine di chilometri conquistati ogni giorno. Il 2024 è stato un disastro per l’Ucraina.
Ma Mosca vince anche economicamente, con mercati alternativi che assorbono senza problemi ciò che prima vendeva a noi, che, al contrario, ci prepariamo a un inverno di bollette astronomiche, aziende al collasso e famiglie costrette a scegliere tra mangiare o accendere il riscaldamento.
Ma hey, almeno abbiamo salvato l’Ucraina.
Anche se l’Ucraina ha già perso la guerra nel 2022 e stiamo solo aumentando le spese per la sua ricostruzione e il numero di ucraini morti prima degli accordi di pace.
GAS O ARMI?
E quindi eccoci qui, a chiederci: volete il gas calmierato o le armi per l’Ucraina?
Perché, a quanto pare, non possiamo avere entrambe le cose.
Lo so, sembra una frase del celeberrimo super Mario, quello che con il 110 voleva preparare l’Italia a una guerra che si sapeva sarebbe stata combattuta dagli Usa contro la Russia, usando l’Ucraina come scusa.
La transizione green è ancora un miraggio lontano, e nel frattempo il nostro futuro energetico è appeso al prezzo del GNL americano e alla buona volontà di altri autocrati in giro per il mondo. Forse un giorno ci guarderemo indietro e rideremo di questa tragedia autoinflitta. Ma per ora, non c’è niente da ridere. Solo da pagare.
E per cosa?
UN PIANO STUDIATO A TAVOLINO DAGLI USA
Un documento prodotto dalla RAND Corporation nel 2019, Overextending and Unbalancing Russia, mostra chiaramente quale fosse il piano da attuare nei confronti della Russia.
La RAND Corporation è il think tank statunitense che già collaborò con il governo di Washington durante la Guerra Fredda per elaborare un piano strategico volto al crollo dell’Unione Sovietica.
Nel documento, gli esperti delineavano nel 2019 – forse anche da prima – una serie di opzioni economiche, geopolitiche, ideologiche, informative e militari per sbilanciare e sovraccaricare Mosca, portandola all’implosione.
Tra le misure considerate più efficaci, l’espansione della produzione energetica statunitense per abbassare il costo globale dell’energia, le sanzioni commerciali e finanziarie coordinate a livello multilaterale e la riduzione della dipendenza europea dal gas russo – con il conseguente aumento delle esportazioni di GNL americano verso l’Europa.
Guarda caso, grazie alla guerra in Ucraina, queste strategie sono ora realtà, così come l’intensificazione della pressione militare della NATO ai confini russi e la fornitura di aiuti letali all’Ucraina.
Un piano ben congeniato, solo che sembra colpire più duramente l’Europa che non la Russia stessa.
Forse dovremmo chiederci se siamo davvero noi i protagonisti di questa storia o semplici comparse in uno script scritto oltreoceano per gli interessi di chi si crede padrone del mondo.
(Puoi approfondire il piano qui)
