L’ARTE, VOCE DEL DISAGIO SOCIALE: VIAGGIO TRA INCONGRUENZE E DERIVA CULTURALE

Nel corso della storia, l’arte è stata più volte un potente veicolo di comunicazione politica e sociale, capace di illuminare aspetti di disagio, devianza e incongruenze che spesso sfuggono ai media o vengono ignorati di proposito. Attraverso esempi significativi, verificheremo come l’arte abbia assunto un ruolo cruciale all’interno della società contemporanea.

L’Arte come Strumento di Propaganda

Nel clima oscurante del regime nazista, l’arte divenne un potente strumento di propaganda, utilizzato per diffondere l’ideologia del partito e per consolidarne il potere.

In tale contesto, l’arte ha assunto un ruolo centrale nel modellare l’opinione pubblica e rendere più forte l’agenda politica del regime. Il Ministro della Propaganda nazista, Joseph Goebbels, cominciò il cosiddetto “allineamento della cultura” nel 1933, con l’obiettivo di adeguare agli obiettivi nazisti tutta la produzione artistica del paese.

Il governo epurò le organizzazioni culturali dai dipendenti ebrei e da coloro che venivano ritenuti politicamente o artisticamente sospetti. In pratica, chiunque non manifestasse aperta e incondizionata fede in Hitler e nel nazismo.

Gli studiosi tedeschi di estetica sottolinearono il valore propagandistico dell’arte e celebrarono concetti quali l’eroismo della guerra, l’arianesimo e la cultura contadina.

L’arte moderna, fortemente innovativa, venne ritenuta “degenerata” e contrastante con l’ideologia nazista.

Le immagini e gli stereotipi utilizzati dai nazisti non erano originali, ma erano già noti al loro pubblico e la propaganda si rivolgeva a diverse categorie, ricordando continuamente ai cittadini tedeschi la lotta contro nemici stranieri e l’eversione ebraica.

Ricordiamo che, all’epoca, gli ebrei venivano indicati come causa principale della sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale.

Il regime nazista utilizzò efficacemente la propaganda per mobilizzare la popolazione tedesca a sostegno delle guerre di conquista e per motivare coloro che dovevano eseguire lo sterminio degli ebrei europei e di tutte quelle persone giudicate “non conformi” a causa di malattie e/o malformazioni invalidanti.

La propaganda servì anche ad assicurare l’acquiescenza di milioni di persone, i cosiddetti spettatori passivi, di fronte alla persecuzione e al genocidio, ma anche la complicità di una buona fetta della popolazione tedesca.

Quanto riuscì a fare il regime nazista grazie all’uso dell’arte, dimostra il potente impatto che l’arte può avere nel manipolare il consenso collettivo e nel promuovere qualunque ideologia, presentandola agli occhi del mondo vestita di bellezza grazie al potere della comunicazione. L’arte può essere utilizzata sia per scopi nobili che per scopi nefasti, e il suo potere di influenzare l’opinione pubblica e di plasmare la società non deve essere sottovalutato.

Banksy e la Dissacrazione Sociale

Banksy è un artista di strada britannico che si è fatto notare per le sue opere provocatorie e irriverenti che affrontano temi sociali e politici attraverso la lente tagliente della satira.

A onore del vero, è opportuno specificare che non si sa chi sia, né si può escludere il fatto che si tratti di un gruppo di artisti che si firma con quel nome.

Le opere di Bansky, disseminate su strade, pareti e ponti di tutto il mondo, trasmettono messaggi di protesta che colpiscono direttamente la coscienza delle persone, perché l’artista utilizza l’arte per lanciare denunce contro le ingiustizie e per accendere dibattiti sulle questioni cruciali del vivere, scavando nel profondo della filosofia umana, dell’essenza e della vita stessa.

Sembra quasi che l’arte di Banksy si nutra dell’ingiustizia sociale, senza la quale non esisterebbe.

Attraverso le sue opere, l’artista mette in luce la disparità economica, la violenza, la corruzione e la discriminazione e, per arrivare in maniera immediata, utilizza la satira, in modo da invitare a riflettere il pubblico sulle questioni sociali e politiche che spesso vengono ignorate o minimizzate dai media.

Banksy utilizza la dissacrazione sociale come tecnica artistica per smascherare le incongruenze e le ipocrisie della società, quasi a volerne manifestare gli effetti, grotteschi, ma, al tempo stesso, invadenti e invalidanti per tanti esseri umani. Soprattutto per i più deboli.

La dissacrazione sociale consiste nell’utilizzare l’ironia e la satira per mettere in ridicolo le istituzioni e le autorità, evidenziando le loro contraddizioni e le loro debolezze, una tecnica che è particolarmente efficace per denunciare le ingiustizie e per far emergere le voci dei più deboli e dei più emarginati, che, altrimenti, non sarebbero ascoltate.

Ciò che dimostra Bansky, quindi, è che l’arte emerge come potente strumento di attivismo che può promuovere il cambiamento sociale e la consapevolezza delle questioni più pressanti.

Un altro esempio è il collettivo artistico Orticanoodles che, con i loro murales antifascisti, dimostra come l’arte possa essere veicolo di opposizione e giustizia sociale, come l’artista non sia solo creatore di opere, ma filosofo capace di analizzare il presente, sociologo e antropologo che cattura e interpreta i segnali sociali, per raccontarli attraverso i linguaggi dell’arte.

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Arte e Identità Culturale

L’arte è un mezzo di esplorazione e condivisione delle realtà culturali e sociali che tessono la trama del nostro mondo contemporaneo. Come già detto nel precedente paragrafo, l’artista è prima di tutto un filosofo, sociologo e antropologo attento ai segnali sociali.

Per esempio, attraverso gli occhi degli artisti africani, l’arte si rivela come espressione della cultura e dell’identità, nonché come riflesso delle dinamiche sociali e politiche delle popolazioni.

L’arte africana è caratterizzata da una grande varietà di stili e tecniche, che riflettono la diversità culturale del continente ed esprime le diverse identità, oltre a rappresentare le preoccupazioni sociali e politiche dei popoli.

Nell’espressione di queste tematiche, gli artisti africani rappresentano la propria identità nel panorama internazionale dell’arte.

L’arte africana ci invita a riflettere sull’importanza dell’identità culturale e sulla preservazione delle nostre radici.

L’arte è un mezzo di espressione che permette alle popolazioni di far emergere le proprie voci e di far sentire la propria presenza nel mondo, focalizzandosi su cultura e identità, che sono elementi fondamentali per la costruzione di una società inclusiva e rispettosa delle diversità.

Arte come Linguaggio Politico

L’arte, a seconda del contesto, può comunicare messaggi politici in maniera implicita o esplicita, talvolta molto meglio di quanto riesca a fare la stessa propaganda politica.

Un esempio tangibile si ritrova nella Biennale del Sessantotto, in cui gli artisti si ribellarono scrivendo il messaggio “La Biennale è fascista” sulle tele e rovesciandole contro il muro, un’edizione caratterizzata da proteste e cariche della polizia.

Qui, l’arte fu impiegata come strumento di dissidenza e resistenza in risposta a un sistema politico oppressivo.

Gli artisti si comportarono come nuovi dadaisti, come i grandi nomi del passato, tra cui Otto Dix, che si scagliarono apertamente contro la deriva sociale, soprattutto della borghesia, che preparò il terreno all’ascesa del nazismo in Germania. (Puoi approfondire qui: https://pasqualedimatteo.com/2023/03/10/otto-dix/ )

Anche oggi, molti artisti si mettono in gioco e non creano opere d’arte per dare vita alla bellezza, ma per veicolare messaggi. Come moderni dadaisti, sviscerano il nostro tempo e lo rappresentano, evocando situazioni e circostanze scomode, attingendo ai sentimenti e alle sensazioni suscitate dal vivere e dalle tante controindicazioni del presente.

L’arte può essere utilizzata come forma di espressione politica, in grado di comunicare messaggi in maniera più o meno esplicita, ma gli artisti possono utilizzare l’arte per rappresentare le proprie ideologie politiche e per far emergere le voci dei più deboli e dei più emarginati.

Per esempio, Elina Chauvet, l’artista messicana diventata famosa per la sua installazione delle Scarpette Rosse, è diventata icona della lotta contro la violenza sulle donne.

Conclusioni sull’arte come voce del disagio sociale

L’arte si dimostra come uno strumento potente per comunicare in modo incisivo e innovativo messaggi politici e sociali, scavalcando vincoli e norme, imposizioni e propaganda.

Attraverso l’arte, possiamo esplorare il mondo reale e non solo quello raccontato dai media.

Ulteriori informazioni su Pasquale Di Matteo, Specialista della Comunicazione le trovi al seguente link: https://pasqualedimatteo.com/informazioni/

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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