Ci consenta, Presidente, di rivolgerci a Lei con questa lettera aperta, certo di scrivere a nome di milioni di italiani, come basta farsi un giro tra i social o per le piazze per capirlo.
Un giorno, forse, qualcuno ci spiegherà come funziona davvero il concetto di rappresentanza democratica, ma, nel frattempo, ci dobbiamo accontentare delle sue dichiarazioni che ribadiscono l’appoggio “a 360 gradi” dell’Italia all’Ucraina. Un appoggio che lei ha definito “di tutti gli italiani”.
Con tutto il rispetto, ci sembra che quel cerchio sia stato tracciato senza consultarli gli italiani.
Dice di parlare a nome di tutti noi.
Tutti, eh. Anche quelli che sui social si affannano a manifestare un dissenso crescente? Qualcuno si è preso la briga di valutare anche solo gli umori degli elettori? Sì proprio quelli che tornano a essere importanti solo durante le campagne elettorali?
Ma tant’è: evidentemente, il Diritto Internazionale non è l’unica cosa che si piega alle necessità del momento; ci si può permettere una reinterpretazione creativa anche della volontà popolare. Del resto, perché scomodarsi con la democrazia quando si può parlare a nome del popolo senza chiedergli il permesso?
IL MIRACOLO DEL CONSENSO UNANIME: FANTASIA O REALTÀ?
Lei è un giurista, Presidente, quindi sa bene che una cosa è l’applicazione del Diritto Internazionale, un’altra è l’uso strumentale del consenso.
Quel Diritto Internazionale che viene invocato per giustificare l’invio di armi all’Ucraina è lo stesso Diritto che, se i miei studi di Diritto non mi ingannano, promuove la pace.
Una pace che, però, pare non passare mai dai tavoli di negoziato, ma da droni, carri armati, bazooka e soldi a palate per le fabbriche di armi. E, guarda caso, le prime cinque fabbriche di armi al mondo sono statunitensi. Solo un caso?
«Si vis pacem, para bellum», ci ripetono.
Certo, è una locuzione latina vecchia di duemila anni, ma da allora il mondo ha inventato qualche altro strumento diplomatico. Pensi se avessero adottato tale concetto Kennedy e Krusciov nel 1962. Io non sarei mai nato e lei non sarebbe mai stato Presidente della Repubblica.
Nel frattempo, Presidente, mentre lei pensa di parlare a nome di tutti gli italiani, sui social si assiste alla moltiplicazione delle opinioni contrarie all’invio di armi.
E i social non funzionano come i quotidiani, dove è diventato facile inventarsi persino che gli americani sono pronti a correre a votare per Kamala Harris, come ci narravano fino all’autunno scorso.
La maggioranza silenziosa, che tanto silenziosa non è, reclama negoziati, mediazioni e stop all’escalation militare. Lo reclama in Italia e in tutto il mondo, come i recenti terremoti elettorali in Europa e negli Stati Uniti dimostrano.
Eppure, pare che al Quirinale non ne sia giunta notizia. Forse Twitter (o X, per chi vuole aggiornarsi ai nuovi branding) non rientra nella rassegna stampa del giorno.
Certo, mi risponderà che un presidente non deve necessariamente consultare il popolo prima di esprimersi.
Beh, mi permetto di consigliarle di cominciare a far caso agli umori del popolo e… chissà, potrebbe assottigliarsi la distanza della gente dalla politica, eh…?!
DIRITTO INTERNAZIONALE: A CHI IMPORTA?
Ci permetta un’osservazione, Presidente: è curioso come lei e molti altri politici siate particolarmente zelanti nel difendere l’Ucraina. Giustamente, sia chiaro. Ne resto persino ammirato.
Quel Paese è vittima di un’aggressione che viola palesemente il diritto internazionale.
Anche se tanto ci sarebbe da studiare e da dire sull’allargamento della Nato. Anche se ci si dovrebbe ricordare delle pretese americane con Cuba, nel 1962, dell’invasione dell’Iraq sulla base della balla colossale delle armi chimiche di Saddam, inventata dalla CIA, e di tanti altri capricci a stelle strisce.
Ma facciamo finta di non conoscere la storia e prendiamo per buona la tesi per cui Putin sia un folle criminale.
Tuttavia, lo stesso zelo si dissolve misteriosamente quando si parla di Gaza. Lì, il Diritto Internazionale non sembra più capace di attirare la sua passione umana. E nemmeno tanto importante.
Anzi, pare quasi un fastidio quando la Corte Penale Internazionale si permette di emanare un mandato d’arresto per Benjamin Netanyahu, presidente di Israele, reo – per la Corte di giudici e non solo per me – di crimini di guerra e contro l’umanità ben più gravi di quelli attribuiti a Vladimir Putin.
Bombardamenti su civili, ospedali distrutti, bambini sepolti sotto le macerie o lasciati morire deliberatamente per fame e/o mancanza di medicinali: tutto archiviato da noialtri sotto la voce “legittima difesa”.
Due pesi e due misure: Russia e Israele, Putin e Netanyahu. Stessi crimini di guerra e contro l’umanità, ma uno nemico e dittatore folle, l’altro amico e democratico.
Nessuna sanzione dirompente nei confronti dei criminali, nessun conto corrente bloccato, nessuna confisca di beni, né armi inviate agli innocenti perché possano difendersi. Nessuna legge che impedisca affari commerciali con Israele.
Certo, Israele ha diritto a difendersi, ma non sarebbe male ricordare che anche i palestinesi hanno diritto a vivere e a difendersi. Oppure no? E se no, perché?
Forse il Diritto Internazionale, Presidente, è diverso a seconda del destinatario? Del colore della pelle e degli occhi? Una sorta di geografia variabile dell’etica?
L’EUROPA CHE NON C’È
E l’Europa?
Beh, l’Europa è sempre pronta a firmare risoluzioni, fare dichiarazioni e convocare vertici. Ma quando si tratta di Gaza, meglio non disturbare.
In fondo, prendere una posizione chiara rischierebbe di compromettere i delicati equilibri geopolitici e, visti i tanti fondi israeliani spesi in politica – soprattutto in America – rischierebbe di compromettere anche i tanti flussi di denaro.
Meglio, allora, concentrarsi sull’Ucraina, dove è più facile fare i paladini della giustizia, tanto, a Gaza non ci sono gasdotti strategici, materie prime o interessi diretti di peso.
E se ci sono, meglio non parlarne troppo.
UN DISSENSO CHE NON CONTA
La verità, Presidente, è che in Italia il dissenso è tollerato solo finché resta confinato al chiacchiericcio, cosa che stride con il concetto di democrazia, ma tant’è.
Finire sui giornali o essere presi sul serio è tutta un’altra storia. Quando i cittadini esprimono opinioni contrarie all’invio di armi, il governo e le istituzioni rispondono con il silenzio o, peggio, con un paternalismo irritante.
«Non capite le dinamiche internazionali», sembra essere il sottotesto. Un po’ come accade in tv, dove trovi esperti di Calcio e opinionisti del Grande Fratello che danno dell’incompetente sulla guerra in Ucraina al Prof. Orsini, che insegna terrorismo e geopolitica.
E così, chi mastica la materia, ha studiato geopolitica e invoca il dialogo viene dipinto come ingenuo, se non addirittura complice dell’aggressore di turno.
Perché si sa: quando mancano le argomentazioni, le etichette tornano in auge sulle bocche di chi altrimenti farebbe scena muta.
CONCLUSIONI (CHE NON LO SONO)
Il suo appoggio “a 360 gradi” all’Ucraina, Presidente, potrebbe anche essere una posizione legittima, seppur lontana anni luce dalla nostra Carta Costituzionale (Vedi art. 11 C.)
Eh sì, lo so… ormai interpretare la Costituzione come fa più comodo è diventato uno sport di tanti politici, perciò non mi strapperò i peli delle ascelle se storcerà il naso ricordando l’articolo costituzionale citato.
Ma è una forzatura enorme considerare rappresentativo di tutti gli italiani l’appoggio incondizionato all’Ucraina, sempre che lei non voglia definirsi anti democratico e in tal caso vantarsi di non prendere in considerazione quanto è ormai il pensiero di un’ampia maggioranza nel Paese.
La verità è che la politica estera italiana – e più in generale europea – è guidata da interessi che spesso hanno poco a che fare con il Diritto Internazionale o con la volontà popolare, che tornano comodi solo quando corrono lungo le sponde del “pensiero unico” del momento.
La politica segue molto di più i capricci di quelli che definiamo nostri partners. Quegli Stati Uniti d’America che ci dicono cosa dobbiamo fare. E sarà un caso che, nella storia, chi non ha seguito le loro indicazioni abbia fatto una brutta fine: Mattei, Moro, Craxi.
E questo dovrebbe preoccuparci più di ogni altra cosa.
Perché il vero tradimento del Diritto Internazionale – e dei valori della democrazia – non è solo la sua violazione, ma la sua trasformazione in un alibi per giustificare scelte che non hanno nulla a che fare con la giustizia.
Con deferenza e tanta amarezza,
un cittadino italiano.
IL ROMANZO CHE SVELA CHI COMANDA SUL PIANETA

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