STORIA DEI KANJI NELL’EVOLUZIONE DEL GIAPPONE

I Kanji rappresentano uno degli elementi più affascinanti e complessi della lingua giapponese. La parola stessa, “kanji” (漢字), significa letteralmente “caratteri degli Han”, in riferimento alla dinastia Han che governò la Cina dal 206 a.C. al 220 d.C.

Questa dinastia regnò in un periodo di grande splendore culturale e di evoluzione tecnologica per la Cina, a tal punto che persino il Giappone vi si ispirò.

LA NASCITA E L’ADOZIONE DEI KANJI IN GIAPPONE

Verso il V secolo, il Giappone, che all’epoca non possedeva un sistema di scrittura proprio e si basava esclusivamente sulla lingua parlata, adottò i caratteri cinesi.

Tuttavia, questo processo di assimilazione non fu immediato: i caratteri furono modificati nei secoli per adattarsi alla grammatica e alla fonetica giapponese, inoltre, inizialmente, i kanji erano proibiti alle donne e potevano usarli solo gli uomini, meglio se nobili.

I kanji, con il loro stile grafico stilizzato, rappresentano idee, concetti o immagini anticamente derivati da pittogrammi e, sebbene non sia possibile stabilire con precisione l’origine degli ideogrammi, se ne trovano tracce risalenti a più di 5000 anni fa.

L’adattamento al nuovo sistema di scrittura fu particolarmente complesso anche per un altro motivo.

I cinesi scrivevano e pronunciavano i caratteri secondo le loro regole, mentre i giapponesi dovevano adattarli alla propria fonetica, situazione che portò alla nascita di due tipi di lettura per ogni kanji: la lettura On (di derivazione cinese) e la lettura Kun (di origine giapponese).

KANJI, HIRAGANA E KATAKANA: UN SISTEMA DI SCRITTURA IN EVOLUZIONE

I kanji non furono l’unico risultato dell’influenza cinese. Infatti, con il tempo, il Giappone sviluppò anche due sillabari propri, l’Hiragana e il Katakana, che rappresentano versioni semplificate dei caratteri cinesi.

Questi nuovi sillabari permisero di scrivere le parole giapponesi in modo più diretto, adattandosi meglio alla lingua parlata.

Durante il periodo Heian (794-1185), l’Hiragana divenne il mezzo di espressione privilegiato delle donne, poiché, essendo a loro vietato l’uso dei kanji, era proprio attraverso l’Hiragana, che scrivevano poesie e componimenti letterari.

Tra le opere più note del periodo spicca il “Genji Monogatari”, di Murasaki Shikibu, considerata una delle più grandi autrici della letteratura giapponese.

LA RIFORMA DEI KANJI DURANTE LA RESTAURAZIONE MEIJI

Nel XIX secolo, con l’avvento della Restaurazione Meiji (1868), il Giappone intraprese una serie di riforme linguistiche con l’obiettivo di unificare il sistema di scrittura per renderlo accessibile a tutta la popolazione, senza distinzioni, introducendolo nelle scuole e nella vita quotidiana.

Durante questo periodo, furono stabilite regole più precise per l’uso dei kanji, dei sillabari e delle loro letture, regole che sono giunte fino ai nostri giorni.

LETTURA ON E KUN: LE DUE VOCI DEI KANJI

Ogni kanji possiede almeno due modalità di lettura:

  1. Lettura On (On’yomi)
    • Deriva dalla pronuncia cinese originale
    • Utilizzata principalmente quando il kanji è combinato con altri per formare una parola composta.
  2. Lettura Kun (Kun’yomi)
    • Rappresenta la lettura giapponese del kanji.

Tuttavia, esistono numerose eccezioni a queste regole, che rendono lo studio dei kanji particolarmente impegnativo. Alcuni kanji possono avere più letture, Kun oppure On, e la scelta dipende spesso dal contesto in cui vengono utilizzati, cosa che rende difficoltoso districarsi tra le diverse regole.

I KANJI NELLA SOCIETÀ MODERNA

Oggi i kanji rivestono un ruolo fondamentale nella lingua giapponese poiché sono usati in tre grandi contesti:

  • Le radici dei verbi e degli aggettivi.
  • La maggior parte dei nomi propri e comuni.
  • La rappresentazione di concetti complessi attraverso un unico simbolo.

Nonostante la difficoltà nel padroneggiarli, i kanji continuano a essere un simbolo di identità culturale e storica per il Giappone e la loro conoscenza è considerata essenziale per chiunque desideri comprendere appieno la lingua e la cultura giapponese.

Dunque, come gran parte delle cose in Giappone, anche i kanji non sono solo un sistema di scrittura, ma un ponte tra passato e presente, tra la cultura cinese e quella giapponese, ovvero una delle tante icone che formano l’identità giapponese.

La loro storia è una testimonianza dell’incredibile capacità che il Giappone ha sempre dimostrato di saper adottare, trasformare e fare proprie influenze esterne.

Lo studio dei kanji non permette solo di comprendere la lingua giapponese, ma anche l’anima della cultura millenaria del Giappone.

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Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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