LA SOCIETÀ DELLA SCELTA IMPOSTA: DALLA DECISIONE CRITICA ALL’ILLUSIONE DEL BINARISMO

LA TRAPPOLA DEL FALSO PLURALISMO

Viviamo in un’epoca che glorifica la libertà di scelta come massima espressione dell’autonomia individuale.

Eppure, questa libertà si rivela sempre più un’illusione ottica, poiché la società occidentale contemporanea non promuove più la decisione, cioè l’atto critico, consapevole e trasformativo, ma la scelta tra opzioni predeterminate, spesso ridotte a un dualismo semplificatorio.

Sì o No; Ucraina o Russia; Stati Uniti o Cina; Destra o Sinistra…

Come sottolineava Herbert Marcuse nel saggio “L’uomo a una dimensione”, il sistema tecnocratico-capitalistico tende a neutralizzare il dissenso, riducendo il pensiero a categorie predefinite per non rischiare di imbattersi in dinamiche che non vogliono essere prese in considerazione.

Un po’ come quando entrate in un ristorante e vi danno un menu, in modo tale che non chiediate un piatto per cui in cucina non hanno gli ingredienti.

Oggi, questa dinamica raggiunge livelli paradossali e, dal menu del ristorante alla geopolitica, l’individuo è costretto a navigare in un labirinto di alternative già decise da altri.

Ti fanno scegliere, ma solo tra decisioni già prese da altri.

IL MITO DELLA SCELTA LIBERA: DAL CONSUMO ALLA POLITICA

Il ristorante è una metafora efficace.

Il cliente sceglie tra piatti concepiti da chef, cuochi o algoritmi, ma non partecipa alla creazione del menu; allo stesso modo, nella sfera pubblica, il cittadino è chiamato a selezionare tra opzioni polarizzanti: sì o no; Russia o Ucraina; Hamas o Israele.

Tutto viene semplificato, senza dare spazio ad approfondimenti che sono, invece, necessari in situazioni complesse.

Questa riduzione binaria, come osservava Hannah Arendt in “Vita Activa”, svuota la politica della sua essenza dialettica, trasformandola in uno scontro tra narrazioni preconfezionate, con il risultato di produrre una cittadinanza passiva, abituata a reagire anziché a riflettere, a cliccare anziché a contestare.

FACT CHECKERS E LA DITTATURA DELLA VERITÀ UNICA

Con l’avvento dei fact checkers, la semplificazione si trasforma in controllo epistemico, cioè controllo del sapere e delle scelte, poiché non si limitano soltanto le opzioni, ma si certifica quale sia “vera” e quale “falsa”, spesso senza trasparenza metodologica o competenza specifica.

Infatti, durante la pandemia, medici e scienziati formatesi in università prestigiose sono stati censurati su piattaforme social da fact checkers di dubbia istruzione perché le loro tesi divergevano dal mainstream.

Poche settimane fa, davanti alla commissione Covid americana, una responsabile del servizio di fact cheking di Linkedin ha ammesso di non essere nemmeno laureata, di fronte a domanda specifica, ma di aver censurato le opinioni che non erano allineate a quanto doveva essere considerato corretto.

Come scriveva Michel Foucault in “Sorvegliare e punire”, il potere si esercita oggi attraverso la regolazione del discorso pubblico: chi è più capace di definire la “verità” detiene il controllo sulla realtà.

Il paradosso è evidente: istituzioni non elettive, prive di mandato democratico, decidono cosa sia degno di essere discusso, cosa sia giusto e cosa no, chi debba essere preso sul serio e chi no.

MEDIA E POLITICA: LA VOLUBILITÀ DELLE NARRAZIONI

L’informazione, da strumento di formazione critica, si è trasformata in macchina di costruzione del consenso.

I casi di Elon Musk e Mark Zuckerberg sono emblematici: ieri, quando inondavano di dollari le casse del Partito Democratico, creavano la carriera di Kamala Harris e seguivano ossequiosamente le politiche di censura volute da Biden, erano considerati innovatori, idolatrati come il futuro che avanza.

Oggi, invece, sarebbero minacce per la democrazia perché sono passati sul carro del vincitore e appoggiano Trump. E ciò dimostra anche come ci sia una parte politica convinta di detenere una superiorità morale e culturale.

I media, spesso allineati al potere, non informano, ma orientano.

Come spiegava Noam Chomsky nella “Fabbrica del consenso”, l’obiettivo non è formare cittadini, ma produrre acquiescenza attraverso la selezione delle notizie e l’eliminazione del contraddittorio.

Vi ricorda qualcosa di questi ultimi anni?

BINARISMO E PERDITA DELLO SPIRITO CRITICO: UN RISCHIO PER LA DEMOCRAZIA

La riduzione della complessità a scelte binarie erode la capacità di analisi critica.

Theodor W. Adorno, nella “Dialettica dell’illuminismo”, avvertiva che la razionalità strumentale porta alla reificazione del pensiero, cioè le opinioni delle persone vengono identificate come oggetti.

Oggi, dinanzi a conflitti come quello ucraino o a genocidi come quello di Gaza, il pubblico è costretto a schierarsi senza comprendere le radici storiche, economiche, filosofiche, etiche o culturali delle crisi.

Chi non ha conoscenze storiche, filosofiche e geopolitiche brancola nel buio, senza che i media lo informino, ma, al contrario, lo indottrinano con narrazioni preconfezionate che limitano – spesso revisionano – la storia.

Allora, passa l’idea che Putin, una mattina del febbraio 2022, non sapendo come passare la giornata, abbia deciso di invadere l’Ucraina, perché non si racconta nulla del golpe finanziato e “gestito” dagli Usa nel 2014, né si conoscono i termini del PNAC (Project for the New American Century) di Dick Cheney, Donald Rumsfeld e altri papaveri americani.

Al pubblico non è dato conoscere la profondità degli avvenimenti, la consequenzialità e le diverse dinamiche.

Ma il rischio è una società di “ignoranti informati”, capaci di condividere slogan, ma non di decostruirli né di spiegarli con parole proprie.

La democrazia, senza cittadini capaci di decidere, di valutare, selezionare e creare alternative, si trasforma in una procedura vuota.

RICOSTRUIRE LA CAPACITÀ DI DECIDERE

Per uscire da questa deriva, è necessario riappropriarsi della decisione come atto politico, sociale e filosofico.

Come insegnava Jean-Paul Sartre, la libertà vera non è scegliere tra opzioni date, ma impegnarsi a crearne di nuove. Ma per fare ciò è opportuno reinserire nelle scuole l’insegnamento del pensiero critico e della storia delle idee.

Bisogna introdurre lo studio della filosofia fin dalla scuola dell’infanzia.

È necessario altresì introdurre norme che vietino ogni forma di controllo delle idee, per non tornare mai a momenti in cui sia un fact checker pseudo ignorante a decidere se un luminare ha ragione oppure no.

Bisognerebbe anche vietare per legge qualunque forma di finanziamento ai media, soprattutto in casi di emergenze, perché restino indipendenti e non seguano certe logiche solo per non lasciarsi sfuggire lauti guadagni governativi.

-Anche evitare di donare agli ospedali migliaia di euro per ogni paziente dichiarato Covid, ma questa è un’altra storia, benché la logica sia la medesima.-

In pratica, è necessario evitare che possa ripetersi quanto è accaduto durante la pandemia Covid.

Poi bisogna trasformare i cittadini da consumatori di opinioni a produttori di proposte, perché Il futuro della democrazia dipende dalla nostra capacità di resistere alla tirannia della scelta imposta, questa sì vero pericolo per le democrazie.

Solo riconquistando il diritto a decidere attraverso la riflessione, il conflitto delle idee e l’azione collettiva, potremo evitare che la libertà si riduca a un’illusione algoritmica e/o mediatica, o all’idolatria riservata a giornalisti più o meno noti.

IL THRILLER CHE SVELA CHI MUOVE I FILI DEL POTERE

Le Menti Invisibili, è il nuovo romanzo di Pasquale Di Matteo

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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