LO SCANDALO DEL GREEN DEAL E I VACCINI COVID: L’EUROPA DEI CONFLITTI DI INTERESSE E DELLE ZONE D’OMBRA

L’Europa, quella dei valori, della trasparenza e dell’integrità, torna a far parlare di sé e, come spesso accade ultimamente, non per buone notizie.

A pochi giorni dall’insediamento di Donald Trump negli Stati Uniti, mentre il mondo si sta adattando al nuovo capitolo della politica americana, l’UE decide di regalarci un altro scandalo.

Stavolta si parla di Green Deal, ambientalismo e fondi pubblici usati per finanziare lobby, una combo esplosiva che solleva domande scomode: ma l’Europa di chi è? Dei cittadini o delle lobby?

FONTE: ANSA.

IL GREEN DEAL E I FONDI PUBBLICI: QUANDO L’AMBIENTALISMO DIVENTA UN AFFARE

Secondo un’inchiesta del NL Times, la Commissione Europea avrebbe erogato sussidi a gruppi ambientalisti con una condizione precisa: fare lobbying a favore del Green Deal.

Fantastico, no?

Soldi pubblici usati per promuovere politiche pubbliche, in un circolo vizioso che sa tanto di conflitto di interessi. Ma tranquilli, è tutto legale. O almeno, così ci dicono, anche se il tanfo che si sente somiglia a quello dei famosi sms della von der Leyen e dei contratti per i vaccini anti-Covid.

Frans Timmermans, il volto del Green Deal, ha spinto per un’agenda ambientalista ambiziosa. Troppo ambiziosa, secondo molti Stati membri. E questi finanziamenti danno l’impressione di essere una sorta di tangente pagata perché le politiche green raggiungessero il primo posto dell’agenda politica europea.

Dodici paesi hanno espresso preoccupazioni sugli obiettivi “utopistici” del piano, temendo ripercussioni sulle economie nazionali, e ora, con questo scandalo, le critiche si moltiplicano, perché, quando scopri che i fondi pubblici finanziano il lobbying, è difficile non chiedersi se il Green Deal serva davvero all’ambiente o a qualcun altro?

LA COMMISSIONE EUROPEA: TRASPARENZA? NO, GRAZIE

La Commissione Europea, quella che dovrebbe essere il faro della democrazia e dell’integrità, si ritrova ancora una volta sotto i riflettori per le sue scelte opache. D’altronde, non è la prima volta.

Ricordate i contratti con le case farmaceutiche per i vaccini anti-Covid? Documenti secretati, clausole oscure, negoziati condotti lontano dagli occhi indiscreti dei cittadini.

Una gestione che ha sollevato più di un sopracciglio e che ha offuscato la reputazione di Ursula von der Leyen.

E ora, con lo scandalo del Green Deal, il quadro desolante sul funzionamento dell’Europa si completa.

L’UE sembra più interessata a promuovere la propria agenda politica che a garantire trasparenza, in una deriva ideologica che rischia di minare irrimediabilmente la fiducia dei cittadini.

Perché, diciamocelo, quando scopri che i tuoi soldi finanziano attività di lobbying, è difficile non sentirsi presi in giro.

UN’EUROPA AL BIVIO: IDEOLOGIA O PRAGMATISMO?

L’Europa si trova a un bivio: da un lato, un’agenda ambientalista che definire spinta è un eufemismo, promossa con intransigenza e cieco dirigismo; dall’altro, le preoccupazioni dei paesi membri, che temono per le proprie economie e per i settori industriali.

E in mezzo, i cittadini, sempre più scettici e disillusi.

Questo ennesimo scandalo è la dimostrazione del perché i cittadini europei stiano votando a larga maggioranza per forze d’opposizione, quando non addirittura anti sistema. Dalla Francia alla Gran Bretagna, dall’Austria alla Romania.

L’UE deve cambiare approccio e abbandonare i percorsi ideologici per ristabilire un comportamento degno delle istituzioni di un grande continente, perché solo così potrà riconquistare la fiducia dei cittadini.

L’EUROPA DEI CITTADINI O DELLE LOBBY?

Il Green Deal e i contratti per i vaccini Covid sono solo due esempi di una gestione opaca e discutibile, a cui va aggiunto il disastro delle politiche anti-russe, che hanno fatto schizzare i prezzi dell’energia e messo ulteriormente in difficoltà l’industria.

L’Europa deve fare una scelta: continuare a perseguire un’agenda ideologica, finanziata con fondi pubblici e promossa attraverso mezzi eticamente discutibili, o tornare a essere un’istituzione al servizio dei cittadini e delle loro esigenze reali?

La risposta, almeno per ora, sembra scontata: chi detiene il potere in Europa, almeno per il momento, non sembra interessato né alle esigenze dei cittadini né a prendere atto degli esiti delle elezioni.

Ma i cittadini europei meritano di più. Meritano trasparenza, integrità e politiche pragmatiche, non ideologie e conflitti di interessi che hanno il sapore delle dittature.

L’UE ha ancora tempo per cambiare quella deriva cominciata con l’inseguire come cagnolini mansueti le follie guerrafondaie di Biden e le perverse, quanto utopistiche, follie green.

Ma deve farlo in fretta. Prima che la fiducia degli europei sia talmente azzerata da trasformare l’UE e i suoi dirigenti nel male da sconfiggere.

Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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