IL PARADOSSO DELL’OCCIDENTE: DEMOCRAZIE MATURE O MACCHINE DA GUERRA IPOCRITE?

Se c’è una cosa che il mondo “civilizzato” ci ha insegnato è che la retorica della giustizia è un’arma flessibile, buona per tutte le stagioni.

Si piega, si torce, si adatta al vento di ogni potere e di qualsiasi colore, come hanno dimostrato Musk, Zuckerberg, Bezos e gli altri plurimiliardari dell’hi-tech, passati dai democratici ai repubblicani in un batter di ciclia.

E così, mentre l’Europa si riempie la bocca di sanzioni contro Putin e finanzia l’Ucraina con armi e centinaia di miliardi di dollari – di cui almeno cento sarebbero spariti non si sa dove – dall’altra parte del Mediterraneo due signori in giacca e cravatta discutono allegramente di come svuotare Gaza dei suoi abitanti per farne una “Riviera” sotto il controllo dell’America.

Trump, presidente affarista, cinico e senza scrupoli, e Netanyahu, quel premier israeliano su cui pende un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità, si arrogano la facoltà di decidere del destino dei palestinesi.

Con quale diritto, verrebbe da chiedersi.

Ovviamente, visto ciò che narra la Storia, con quello del più forte. Quel diritto che trasforma i diritti umani in uno slogan da brandire contro i nemici e in una scocciatura a cui dare scarso peso quando si tratta di amici.

LA FARSA DELLE “DEMOCRAZIE MATURE”: TRUMP E NETANYAHU, ICONE DI UN’IPOCRISIA GLOBALE

Definire gli Stati Uniti e Israele “democrazie mature” è come definire un bulldozer strumento di pace.

Trump, re della bancarotta e dei tifosi con elmi e corna, sogna di trasformare Gaza in un resort per ricchi, cancellando un popolo con la nonchalance di chi cancella un tweet scomodo.

Vabbè che gli americani si sono fatti spazio riservando trattamenti simili ai nativi americani, ma pensavamo che nel 2025 potessimo assistere a un livello di civiltà superiore persino da parte loro, invece…

Dal canto suo, Netanyahu gioca a fare il generale mentre la Corte dell’Aja lo aspetta perché risponda dei suoi crimini, anche se, come un Riina qualsiasi, se la ride e sbeffeggia i giudici.

Eppure, questi due personaggi, uno sfuggito a due impeachment, l’altro in fuga dalla giustizia internazionale, dettano l’agenda geopolitica con la stessa autorevolezza di dittatori da operetta.

Dove sono i principi dell’autodeterminazione dei popoli? Dov’è il diritto internazionale? Dove l’intervento umanitario e militare a favore degli aggrediti, come accaduto in Ucraina? Dove sono le sanzioni per chi non rispetta le basi del diritto internazionale?

Svaniti, come le lacrime dei bambini di Gaza sotto le bombe al fosforo.

L’OCCIDENTE E LA SINDROME DI STOCCOLMA: CONDANNARE MOSCA, FINANZIARE TEL AVIV

La moralità sembrerebbe diventata un optional, applicabile solo ai cattivi di turno.

Putin invade l’Ucraina? Allora è un mostro da isolare. Un dittatore, un carnefice privo di scrupoli.

Israele riduce Gaza a un cumulo di macerie con 40.000 morti? Beh, c’è stato il 7 ottobre perciò è un alleato da sostenere. E poi, le cifre le ha date Hamas, perciò è facile immaginare che non siano più di 15/20000.

Perché si sa: chi non ha gli elementari strumenti per definirsi essere umano gioca con i numeri persino di fronte alle ecatombi.

Quando si tratta di Russia, ogni vittima è una tragedia, mentre se si tratta di Palestina, ogni bambino ucciso è un “futuro terrorista” o, nella migliore delle ipotesi, un “danno collaterale”.

E mentre l’Europa piange i morti di ucraini, chi piange i palestinesi? Solo i loro parenti, se sono sopravvissuti abbastanza a lungo per piangere.

IL PIANO TRUMP-NETANYAHU: PULIZIA ETNICA IN NOME DEL PROGRESSO

La proposta è grottesca nella sua semplicità e, proprio per questo, terribile e inquietante: trasferire i palestinesi altrove, come si fa con gli oggetti ingombranti.

“Altrove” è una parola magica, un eufemismo che nasconde secoli di colonialismo ed è spesso tra le labbra dei razzisti. Era l’idea della propaganda hitleriana, quella che voleva trasferire in luoghi più consoni gli ebrei.

“Gaza diventerà una Riviera” dicono.

Ma una Riviera senza pescatori, senza famiglie, senza storia. Solo hotel, casinò di lusso e soldati americani. Una Dubai privata per due presidenti che somigliano a dittatori di una commedia di bassa lega e per i loro connazionali ricchi sfondati.

È la stessa logica che trasformò il Far West in un parco giochi per pionieri, dopo aver sterminato i nativi.

Trump, da buon affarista, sa che il sangue è un ottimo fertilizzante per gli investimenti e Netanyahu, da buon nazionalista, sa che un popolo senza terra è un popolo che non esiste.

Insieme, scrivono il manuale del perfetto colonialismo 2.0 che ha il sapore delle più becere dittature: digitale, mediatico, senza vergogna né pudore.

E l’Italia? Siamo davvero alleati di questi pazzi?

IL SILENZIO DELL’ONU, IL COMPLICE OCCIDENTALE: QUANDO IL POTERE LEGITTIMA L’ILLEGITTIMO.

Le Nazioni Unite, nate per prevenire i crimini contro l’umanità, oggi somigliano a un club di discussione per burocrati impauriti.

Ogni risoluzione su Gaza e contraria a Israele vede il veto dagli USA, sempre pronta a difendere ogni crimine, persino quelli contro l’umanità, mentre ogni condanna viene diluita in un linguaggio asettico.

L’Europa oscilla tra timide critiche e accordi miliardari con Israele per i sistemi di difesa.

Perché i diritti umani sono un affare: si comprano, si vendono, si negoziano.

Intanto, i palestinesi diventano fantasmi nella loro terra, condannati a scegliere tra la morte sotto le bombe o l’esilio nel deserto. Il mondo guarda distratto, come se Gaza fosse un reality show e non una prigione a cielo aperto.

Mentre assistiamo impotenti al nazismo 2.0 in cui, questa volta, le vittime sono diventate carnefici.

Come se Israele non avesse già ucciso oltre quarantamila persone, per lo più donne e bambini.

E quand’anche i numeri fossero gonfiati e le vittime si assestassero davvero intorno a 15000 e non addirittura oltre le 100.000, come invece confermano anche diverse organizzazioni umanitarie e medici occidentali sul campo, l’ecatombe diminuirebbe le proporzioni, ma non di certo la portata disumana della tragedia.

LA DOMANDA CHE NON OSIAMO FARCI: CHI SONO I VERI BARBARI?

C’è un paradosso atroce in tutto ciò, poiché quelli che si autoproclamano campioni di civiltà e di democrazia sono gli stessi che ne calpestano le fondamenta.

Trump e Netanyahu parlano di sicurezza, di prosperità, di pace, tuttavia la loro pace è quella dei cimiteri, la loro sicurezza è quella dei muri e dei checkpoint – che non sono riconosciuti dal diritto internazionale, – la loro prosperità è quella che ruba il futuro a un intero popolo, perseguitato e discriminato.

E noi, cittadini delle “democrazie avanzate”, siamo complici, perché paghiamo le tasse che finanziano le bombe, votiamo i politici che stringono quelle mani sporche di sangue e condividiamo silenzi che uccidono più delle parole.

Forse è ora di smetterla di credere alle favole.

Le democrazie non sono mature per definizione, ma lo diventano quando scelgono di guardare in faccia le proprie contraddizioni, quando smettono di nascondersi dietro la retorica del “male minore” e quando riconoscono che un crimine resta un crimine, anche se commesso da un alleato, da un gemello o da un tizio che si autoproclama democratico e magari cammina con la Bibbia tra le mani.

E anche quando ti ricorda che i suoi nonni sono stati perseguitati dai nazisti.

Gaza non è un “problema” da risolvere con le ruspe o con i trasferimenti forzati, ma una ferita aperta nella coscienza del mondo, un promemoria di quanto sia fragile la nostra umanità e di quanto sia semplice diventare disumani.

E allora, mentre Trump e Netanyahu disegnano mappe di un futuro senza palestinesi, come neanche Hitler sarebbe riuscito a immaginare, ricordiamoci delle parole di Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.

Ma a cosa serve conoscere la Shoah, se addirittura chi l’ha subita si è macchiato di genocidio a Gaza?

Conoscere il dolore di Gaza, ascoltare le voci che gridano sotto le macerie, trasformare l’indignazione in azione sarebbe il minimo sindacale per chiunque non tifi per i fascismi e i nazismi, invece, non soltanto manca l’indignazione, ma si gioca sulle vite dei palestinesi come fossero oggetti inutili, in quel percorso perpetuo di reificazione degli esseri umani che è uno dei mali peggiori del nostro tempo.

In gioco non c’è solo il destino di un popolo, ma l’anima stessa degli esseri umani.

E senza anima, anche le democrazie più “mature” diventano involucri vuoti, pronti a essere riempiti dalla prossima follia del potere.

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Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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