Dopo Trump e dopo Monaco, si è scatenato il pandemonio.
Perché i leader europei, – e tantissimi pennivendoli della propaganda occidentale – alla prova dei fatti e del tempo, si sono rivelati solo degli incompetenti allo sbaraglio, che hanno compiuto un disastro di cui tutti pagheremo le conseguenze per decenni.
Incapaci che ci hanno raccontato di sanzioni dirompenti alla Russia e glorificato fuori di testa che pronunciavano frasi prive di senso, tipo “volete la pace o i condizionatori?”, ci hanno regalato costi dell’energia insostenibili per le nostre imprese e, non contenti, ora vorrebbero distruggere ogni politica sociale.
Tutto in nome di una guerra che era già persa a fine febbraio del 2022 per chiunque avesse un briciolo di cultura storica e geopolitica, nonché potenziali d’azione funzionanti nello spazio tra le orecchie.
POLITICI EUROPEI INADEGUATI E IRRESPONSABILI
Scholz, cancelliere in bilico tra la pensione e l’oblio, minaccia dazi agli Stati Uniti, come se la Germania potesse permettersi una guerra commerciale, quando i numeri della bilancia commerciale dicono che sono 70 i miliardi di surplus con Washington, che ci sono 3 milioni di auto esportate ogni anno oltreoceano, numero che diminuirà drasticamente con i dazi di Trump.
L’industria tedesca dell’auto è già costretta all’angolo dalla follia green e dalle auto elettriche cinesi, nonché dall’energia alle stelle, dopo il “regalo” degli amici ucraini, con il sabotaggio al NordStream2.
Berlino trema, ma non è per il vento dell’est.
Intanto, Parigi e Varsavia sussurrano piani alternativi per l’Ucraina, come bambini che costruiscono fortini di sabbia mentre la marea Trump avanza. Un po’ come folli armati di racchette da tennis per intercettare missili.
E il segretario NATO Rutte, ormai vero e proprio profeta dell’apocalisse, promette spese militari al 3% del PIL. Peccato che i conti pubblici europei siano già adesso degli scolapasta, con acqua che cade da tutte le parti.
Per seguire la follia dei vertici NATO e dell’Europa, bisognerebbe strangolare sanità, pensioni, scuole. Un sacrificio umano, in nome di una sicurezza che tanti hanno capito essere solo una scusa per giustificare una guerra aperta contro la Russia per non dover ammettere di aver fallito su tutta la linea.
Uno scempio politico che vorrebbe dire autodistruggersi alle prime elezioni possibili, ma che dimostra quanto l’Europa non esista, se non come succursale dell’impero americano.
Solo che, adesso che non ci sono più gli amici immaginari di Joe Biden a guidare gli Stati Uniti d’America, ma un affarista privo di etica a cui interessano solo i soldi, i leader europei non sanno che pesci pigliare.
E sono incastrati tra le politiche del vecchio imperatore e il desiderio di non perdere la faccia di fronte agli europei, ammettendo di aver fatto scelte scellerate.
ESEMPI PRIVI DI LOGICA COSTRUITI DALLA COMUNICAZIONE DEL NULLA
Polonia, Estonia e Lettonia sfoggiano il 3% del PIL per spese militari come un trofeo, ma sono i pulcini che sorridono dalle tribune, mentre i professionisti della prima squadra sono in campo, a farsi massacrare dalla squadra avversaria, composta da tempo, fatti e verità, e non sanno più come non prenderne ancora.
Perché Polonia, Estonia e Lettonia hanno Pil e popolazioni da provincia italiana, spesso addirittura da città, perciò per loro tutto è più “facile”.
Inoltre, i paesi che contano davvero sono alla frutta: la Francia annaspa tra i debiti, Spagna e Italia arrancano sotto il 2% sul PIL per spese militari, mentre la Gran Bretagna pensa di mettere in naftalina le portaerei pur di riempire arsenali vuoti.
Perciò ci sarebbe da chiamare la “neuro” per le dichiarazioni del suo leader, che ipotizza l’invio di truppe inglesi in Ucraina. Ma quando i cittadini non si informano e non conoscono la situazione reale, queste frasi a effetto possono funzionare.
EUROPA AL TAPPETO, TRA CRISI SOCIALE E INCOMPETENTI ALLO SBARAGLIO
Tre anni di guerra in Ucraina hanno trasformato l’Occidente in senzatetto.
E mentre gli europei si agitano, i paesi che contano davvero si spostano in Arabia Saudita, lontano da occhi indiscreti e in un punto strategico per rinsaldare vecchi legami tra Russia e Israele, ammaccati dopo i crimini di guerra compiuti da Netanyahu, a cui l’Europa non ha saputo esprimere lo stesso zelo e la medesima etica messi in campo per l'”affare Ucraina”.
A Washington e Mosca ridacchiano alle spalle del Vecchio Continente, diventato un parente scomodo, da escludere dal pranzo di Natale.
Così, tra minacce di dazi e sogni di sovranità militare che somigliano alle battute di Carcarlo Pravettoni, l’Europa si rivela per ciò che è: un attore che recita a vuoto il ruolo del perdente sul palco della Storia, mentre il pubblico abbandona la sala tra i fischi.
Ma l’Europa continua a recitare, con una maschera di grandezza incollata sulla faccia, segnata da rughe di vecchiaia e, soprattutto, di paura.
Le parole insensate dei leader europei e di Rutte sono delle eco di un potere che puzza di stantio, un potere ormai svanito, che è solo un insieme di gesti e caricature di una forza mai veramente posseduta, se non nelle leggende della propaganda, veicolate come mantra.
Dietro il rumore delle dichiarazioni, c’è solo il silenzio di ospedali svenduti, scuole senza riscaldamento, pensionati che contano gli spiccioli, ponti che crollano e terreno che frana per un po’ di pioggia oltre la media. – Altro che aumento delle spese militari!
E c’è un popolo europeo che si chiede come arriverà a fine mese e se avrà ancora un lavoro, mentre i suoi sciagurati leader giocano alla guerra, come adolescenti alla PlayStation, ancora supportati da un nutrito gruppo di pennivendoli a cui, ormai, non resta nemmeno più un briciolo di dignità.
L’Europa è una madre esausta che vende i gioielli di famiglia per comprare armi, mentre i figli hanno fame e il frigorifero è vuoto.
Una madre che si scandalizza perché dalla Russia attaccano Mattarella, un presidente che, evidentemente ha dimenticato la storia del suo Paese, altrimenti nemmeno di striscio gli sarebbe venuto in mente di definire Mosca il terzo Reich, quando noi abbiamo sfilato con i nazisti ai Fori Imperiali, mentre la Russia sacrificava oltre ventotto milioni di vite per liberarci da Hitler e dal nazismo.
E il caro presidente Mattarella, oltre a dimostrare ignoranza storica, dimentica anche quanto disse l’11 aprile 2017 a Putin, quando pregò “il criminale del Terzo Reich” di intervenire in Ucraina con tutta la sua influenza, prima di concludere il suo discorso ringraziandolo per l’amicizia.
Senza dimenticare le parole di Vance e le critiche che ha sollevato.
Solo perché ha ricordato le elezioni rumene cancellate perché a Biden e all’Europa non piacevano i vincitori. E perché ha ricordato anche le tante norme introdotte nel Vecchio Continente per limitare l’espressione di libertà, soprattutto in Gran Bretagna.
Semmai, si può rispondere a Vance che sono proprio gli USA ad aver negato TikTok e sono sempre gli americani ad aver imposto a Facebook di cancellare opinioni scomode e contrarie ai pensieri unici, come confessato dallo stesso CEO di Meta pochi mesi fa.
LEADER GUERRAFONDAI CHE PRETENDONO DI SEDERE AL TAVOLO DEI NEGOZIATI
I leader europei adesso si lamentano di non essere stati chiamati al tavolo dei negoziati.
Quegli stessi leader che hanno ridicolizzato qualunque tentativo di mediazione portato avanti da Orban, da Pechino e persino dalla Germania. Quelli che in tre anni hanno saputo proporre solo armi e nuove concessioni per bombardare la Russia in profondità.
Quelli che, ancora ieri, annunciavano l’intenzione di inviare soldati europei in Ucraina, si lamentano di non essere stati chiamati ai negoziati. Come quel tale che prometta di scatenare una rissa e poi si lamentasse di non essere stato invitato alla festa.
Insieme a loro, i pennivendoli della propaganda, quelli che parlano ancora di aggressore e aggredito – me che sul Medio Oriente tifano per l’aggressore.
Quelli che ancora non hanno avuto tempo di studiare la storia dell’Ucraina, del golpe finanziato dagli USA che portò al governo di Kiev un uomo che piacesse alla Nuland, in modo da avvicinare il Paese alla Nato, per accaparrarsi le sue ricchezze nel sottosuolo e accerchiare la Russia.
Proprio come prevedeva il piano dei neoconservatori americani per un “Nuovo secolo americano”.
Forse, tra mille anni, qualcuno scoverà nei libri di storia la parabola di un continente che si è suicidato per sembrare forte e perché i suoi leader non hanno avuto il coraggio di ammettere di non essere all’altezza, di aver sbagliato ogni previsione e ogni scelta politica.
E si spiegherà anche perché la propaganda poteva contare su un nutrito gruppo di pennivendoli capaci di riempire quotidiani e talk show con una quantità abnorme di sciocchezze da poterci scrivere un’enciclopedia dell’assurdo, piene delle porcherie raccontate in questi anni, lontane da ogni logica di etica della comunicazione.
Lontane anni luce dalla realtà dei fatti e del tempo che passa.
Gli adulti di domani rideranno, amaramente, di questa tragedia scritta non dal fato, ma dalla miopia di chi ha scambiato il cervello per un accessorio inutile, da usare solo come optional o per fini loschi.
E chissà? Forse, qualcuno ci spiegherà anche perché l’Italia abbia la pessima abitudine di trovarsi sempre dal lato sbagliato della storia. Di quello che, alla fine, le guerre le perde?
CHI MI HA UCCISO IN QUESTO ROMANZO?

Non è difficile, per me, dare un’ opinione. Non solo per lo spessore di chi scrive, ma perché è, o dovrebbe essere, sotto gli occhi di tutti quelli che hanno un minimo di raziocinio, la insensatezza, la follia, o peggio, l’arroganza di vendere l’invendibile ai 200 milioni di cittadini europei sotto forma di invenzioni impraticabili da qualsiasi parte si voglia presentare/vendere la frittata. Il cambio di passo politico obbligato, però, potrebbe avvenire già domenica 23 prossimo. Con le elezioni in Germania. Non è la Germania dei giorni migliori, ma è pur sempre la Germania dove tutto nacque… e contaminò il resto che divenne facile conquista.
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