DONALD TRUMP, VOLODYMYR ZELENSKY, DISTORSIONI COGNITIVE E IL SANGUE DEGLI INNOCENTI

Copertina dell'articolo di Pasquale Di Matteo dal titolo "TRUMP, ZELENSKY, DISTORSIONI COGNITIVE E IL SANGUE DEGLI INNOCENTI "

Immaginate se l’amministratore delegato di un’azienda avesse sbagliato ogni previsione di crescita. Immaginate i dati sul fatturato in picchiata, mentre quelli degli antagonisti in forte crescita.

Quegli stessi competitor che l’amministratore delegato giurava di aver messo in scacco.

Ecco, siamo in quella situazione. La situazione in cui quell’amministratore delegato verrebbe accompagnato alla porta, con la promessa di adire alle vie legali per chiedere conto dei danni.

Siamo alla fase in cui la verità va a sbattere contro muri di menzogne, raccontate ad arte da giornalisti compiacenti – o incompetenti, fate voi – con i leader europei colti da evidenti segni di distorsione cognitiva.

Siamo in un mondo in cui Volodymyr Zelensky, l’attore-presidente che ha scambiato il suo ruolo per un set cinematografico, oggi si aggrappa al copione di presidente che nessuno sembra più volergli lasciare interpretare.

Donald Trump lo liquida con un tweet, lo accusa di essere un “dittatore”, gli sputa addosso accuse forzate, ma con tante verità, come se fossero sputi sulla neve. E noi, qui, a guardare. A chiederci: ma davvero siamo riusciti a credere a tutto questo?

FACCIAMO CHIAREZZA: ZELENSKY NON È UN SANTO. MA NEMMENO UN MOSTRO.

Lo sappiamo tutti, ma fingiamo di no. Zelensky ha errori marchiati a fuoco sulla pelle, un passato che non brilla ed è un pupazzo voluto da Washington.

Eppure, per tre anni, l’Occidente lo ha presentato al mondo come un nuovo eroe e un altissimo statista.

Perché serviva un eroe. Serviva un simbolo positivo da contrapporre a quello negativo rappresentato da Putin, in modo da vendere la campagna di marketing della propaganda occidentale.

Ora che la guerra è persa e che Trump chiede a Putin una pace, sognando accordi con Pechino, Zelensky diventa scomodo. Un ingombro. Un fastidio da mettere a tacere.

Il sondaggio del KIIS dice che il 57% degli ucraini ancora crede in lui. Altri sondaggi indipendenti dell’autunno scorso, invece, davano Zelensky a non più del 25%. Trump ribatte con un 4%. Una cifra ovviamente inventata che somiglia a un pugno nello stomaco.

Ma chi crede ancora ai sondaggi, dopo che davano Kamala Harris in forte recupero, in sorpasso su Trump, salvo perdere le elezioni con una distanza siderale?

Quanti giovani sono stati interpellati? Quanti soldati al fronte, visto che un’inchiesta sul fronte ucraino, pubblicata da Internazionale non più tardi di due mesi fa, sosteneva, in buona sostanza, che Zelensky non lo voterebbe più nessuno?

LA GUERRA IN UCRAINA NON È NATA NEL 2022.

Ricordate il 2014? Piazza Maidan, le strade in fiamme, gli Stati Uniti che sussurravano dietro le quinte ed elargivano miliardi di dollari a gente “amica dell’America” per cacciare Viktor Yanukovich, presidente eletto, ma definito “regime”?

Quello che fu accusato di aver ordinato a dei cecchini di sparare sulla folla, mentre oggi sappiamo che quei cecchini erano stati assoldati da forze contrarie al presidente per creare disordini?

Poi, i missili sul Donbass, i divieti di parlare russo, i pogrom contro i russi.

La guerra è cominciata lì, in quel caos orchestrato da mani lontane da Kiev e da tanta propaganda occidentale.

Zelensky, nel 2022, ha indossato la mimetica come un costume di scena, soltanto un attimo dopo l’ingresso del primo carro armato di Putin oltre il confine. Seguendo il copione che gli avevano dato da studiare.

Ma il copione era già scritto e doveva combattere “per noi”. Per gli Stati Uniti. Per la NATO. Per un’Europa che oggi fatica a comprendere la realtà dei fatti.

STATI UNITI, PUTIN E L’ARTE DI TRADIRE GLI AMICI

La lista degli statisti scaricati da Washington non inizia e finisce con l’ex comico alla guida dell’Ucraina.

Ricordate Saddam Hussein?

Alleato finché servì a contrastare l’Iran, poi impiccato come un criminale, al termine di una guerra scatenata su una delle tante menzogne della CIA fatte passare come mantra dalla propaganda occidentale: le armi chimiche.

Oggi sappiamo che si trattò di una fake news, ma tutti quelli che oggi vorrebbero la lotta alle fake news spacciarono l’esistenza delle armi chimiche in Iraq per verità assoluta.

E Osama Bin Laden?

Formato, finanziato e addestrato dagli americani per combattere i sovietici, salvo trasformarlo in terrorista quando non faceva più comodo.

Un po’ il discorso inverso fatto con il tagliagole che oggi governa in Siria, trasformato in uomo rispettabile dalla sera alla mattina dalla Biden & Company.

E Gheddafi?

Era accolto nei salotti europei, ma fu fatto a pezzi dalla NATO, lasciando la Libia – e non solo – nel caos.

Ashraf Ghani se l’è cavata fuggendo dall’Afghanistan con sacchi di soldi, dopo che i talebani hanno vinto la guerra contro gli Stati Uniti, costringendoli a scappare dal loro Paese.

E ora tocca a Zelensky, dopo la vittoria della Russia contro la NATO.

Trump non ha pazienza per i perdenti e, da imprenditore qual è, quando un’impresa si rivela fallimentare, non spende un secondo e un centesimo di più.

Ecco perché vuole la pace con la Russia a ogni costo.

Per di più, il suo intento è quello di evitare che Russia e Cina si saldino ancora di più, diventando un problema gravissimo per l’impero americano e per il dollaro.

In tutto ciò, Zelensky è solo un ostacolo. Un sassolino nella scarpa da levare il prima possibile.

Ma cosa prova un uomo quando si accorge di essere un fastidiosissimo sassolino nella scarpa?

Forse lo stesso vuoto che hanno sentito gli ucraini ai confini con la Russia, abbandonati per otto lunghi anni dall’Europa, mentre Kiev li trattava come bestie e sparava missili sulla loro teste.

GLI UCRAINI MUOIONO. NOI DISCUTIAMO SULL’EX PRESIDENTE ZELENSKY

Ogni giorno, da tre anni, madri ucraine seppelliscono figli.

Grazie a quei politici che non vollero trattare con Putin nel 2022. Grazie a quei giornalisti occidentali che hanno scritto panzane su sanzioni dirompenti, soldati russi mandati al macero e altre porcate, perdendo tempo a definire quelli come me “putiniani” anziché fare giornalismo vero.

Ogni giorno, centinaia di giovani ucraini hanno perso la vita o sono stati resi invalidi per sempre.

Ogni giorno, gli ucraini si sono chiesti: “Perché ci mandano a morire quando tutti sappiamo che nessuno può vincere contro una superpotenza nucleare?”

Zelensky non ha nessuna risposta nemmeno oggi. Ha solo le solite richieste: armi e soldi.

Al limite, può ancorarsi ai numeri di sondaggi che valgono come la fotocopia di un passaporto. Niente. Un 57% di fiducia, il 37% di sfiducia, il 4% di Trump.

Numeri che suonano come insulti all’intelligenza di chi ancora sa ragionare e che offendono la dignità dei tanti, troppi morti che l’Occidente e Zelensky hanno sulla coscienza, tutto mentre il sangue scorre ancora.

Ma noi, qui, cosa facciamo? Discutiamo. Analizziamo.

Ci dividiamo tra “buoni” e “cattivi”. Come se la guerra fosse un film. Come se i morti fossero effetti speciali.

E come se i prezzi delle bollette che stanno massacrando le nostre aziende non esistessero.

Infatti, ci sono ancora politici, cittadini e giornalisti convinti che dobbiamo inviare armi e truppe, perché il loro cognitivismo disfunzionale non consente di capire che la guerra è persa e non c’è nulla che si possa fare che non porti a condizioni ancora peggiori per l’Ucraina e per l’Europa.

E per vedere cosa abbiamo fatto all’Ucraina, basta vedere la differenza tra le condizioni per l’accordo dell’aprile 2022 e quelle di oggi.

Abbiamo distrutto l’Ucraina e ucciso intere generazioni di suoi giovani per colpa delle frasi ad effetto di Mario Draghi, “volete la pace o i condizionatori accesi?”, e le tante balle che ci hanno raccontato i giornalisti di professione.

LA VERITÀ? NON ESISTONO SANTI. ESISTONO SOLO VITTIME.

Zelensky non è un santo.

È un uomo che ha sbagliato, che ha mentito, che ha recitato il ruolo che gli Stati Uniti di Biden gli hanno chiesto di recitare, illudendolo di poter battere un esercito con seimila testate nucleari pronte a partire in qualunque momento di difficoltà.

Illuso da quella stessa propaganda occidentale che ha raccontato un mare di idiozie anche a tutti noi, di sanzioni dirompenti e di soldati russi allo sbaraglio.

E oggi, non è solo il politico Zelensky che trema quando Trump lo chiama “dittatore, ma anche l’uomo, costretto ad aggrapparsi a un sondaggio come a un salvagente, perché sa di essere sull’orlo del baratro.

Zelensky è un bambino lasciato solo in mezzo al mare, senza navi di soccorso nei paraggi. Solo e incredulo come i tanti affetti da cognitivismo disfunzionale, ancora aggrappati all’idea mendace di una guerra che si può vincere contro la Russia, nella schizofrenia dilagante di questi tre anni.

E gli ucraini?

Loro continuano a morire. In attesa dell’accordo che verrà tra i due contendenti, Russia e Stati Uniti, mentre i leader europei e della NATO, nonché i giornalisti della propaganda occidentale e tanti cittadini affetti da distorsioni cognitive vorrebbero che morissero ancora.

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Pubblicato da Dott. Pasquale Di Matteo, Analista di Geopolitica | Critico d'arte internazionale | Vicedirettore di Tamago-Zine

Professionista multidisciplinare con background in critica d’arte, e comunicazione interculturale, geopolitica e relazioni internazionali, organizzazione e gestione di team multiculturali. Giornalista freelance, scrittore, esperto di Politiche Internazionali ed Economia, Comunicazione e Critica d’arte. Laureato in Scienze della Comunicazione, con un Master in Politiche internazionali ed Economia, rappresenta in Italia la società culturale giapponese Reijinsha.Co.

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