Immaginate di essere degli imprenditori.
Tre anni fa, il vostro amministratore delegato vi convinceva a investire milioni in un progetto rivoluzionario.
Prometteva risultati immediati: “entro l’anno, l’azienda volerà.”
Oggi, invece, quel progetto è una sanguisuga che prosciuga i conti.
Il direttore marketing, nel frattempo, vi ha spillato altri soldi per una campagna che avrebbe dovuto “distruggere il competitor” con il solo risultato che il competitor ride, mentre voi perdete clienti e siete costretti a fare i conti con prezzi di materie prime ed energia alle stelle.
Licenziereste quei manager?
Subito, oggi stesso. Anzi, sono convinto che, in un’azienda seria, tali scappati di casa sarebbero stati mandati a casa molto prima di oggi.
Eppure, viviamo in un mondo dove chi ha promesso che le sanzioni alla Russia avrebbero strangolato Mosca in tre mesi viene ancora invitato in TV a pontificare. Perché?
LA FABBRICA DELLE BUGIE: DALLA GUERRA AL CONDIZIONATORE, TUTTO È NARRAZIONE
“Volete i condizionatori o la pace?”.
Nel 2022, questa frase è diventata iconica, il manifesto di quel potere incapace di azzeccarne mezza.
Oggi, l’utilizzo dei condizionatori lo paghiamo come se fossero d’oro, ma la pace è un miraggio e i “geni” che ci prendevano in giro continuano a parlare.
La mediocrità di chi fa propaganda — pardon, informazione — ha trasformato la realtà in un teatro dell’assurdo, in cui i soldati russi combattono con pale, i loro generali sono in fuga.
Mosca non può più costruire munizioni a causa delle sanzioni dirompenti, per cui la Russia è sull’orlo del collasso.
Intanto, nel mondo reale l’economia russa cresce più di quella tedesca e l’Ucraina sopravvive grazie a miliardi di aiuti occidentali.
Tuttavia, non contenti, quell’ammasso di mediocri che sono riusciti a raccontare cotante panzane, oggi ci dicono che la Russia invaderebbe l’Europa, se l’Ucraina perdesse la guerra.
Quella stessa Russia il cui esercito non avrebbe munizioni né più soldi, come ci hanno raccontato fino a oggi.
Perciò, viene naturale chiedersi: come può un sistema mediatico sopravvivere alla sua stessa incoerenza?
QUANDO LA GUERRA DIVENTA “MISSIONE DI PACE” E LA CENSURA “DEMOCRAZIA”
Si chiama doppio pensiero. La guerra in Ucraina non è iniziata nel 2022, ma nel 2014, con il colpo di Stato di Maidan, orchestrato dagli Stati Uniti.
La guerra nasce con la celeberrima, quanto raffinata, frase di Victoria Nuland “Fuck the EU”.
Lo dicono i fatti.
Ma nei media mainstream, la storia parte dall’invasione russa e chi osa ricordare il contesto viene bollato come “filo-Putin”, in nome di quella strategia dell’etichetta che è tipica di chi non ha argomenti per sostenere un contraddittorio.
Intanto, Julian Assange rischiava di marcire in carcere per aver rivelato crimini di guerra; i fact-checkers censuravano scienziati scomodi e le banche arrivano a chiudere i conti a media critici.
Se Putin è il demonio e la Russia una dittatura, la nostra società cos’è?
Democrazia?!
Più che altro, un dispotismo soft, dove il potere si maschera da virtù.
LA MEDIOCRITÀ AL POTERE: PERCHÉ I PEGGIORI SALGONO SUL TRONO
In un mondo normale, un manager che fallisce viene licenziato. Punto. Funziona così in qualunque azienda di successo.
Nel mondo dell’informazione di oggi, invece, viene promosso.
I “pennivendoli” che hanno ripetuto come pappagalli le narrazioni ufficiali — sanzioni efficaci, Russia al collasso, Ucraina vittoriosa — non solo non vengono messi alla porta, ma diventano opinion leader.
È la legge di Gresham applicata all’informazione, per cui la moneta cattiva scaccia quella buona e, nel caso specifico, la moneta è il giornalista. E, di conseguenza, anche il politico.
Più le loro previsioni si rivelano sbagliate, più vengono osannati. Perché? Perché il sistema non premia la competenza, ma l’obbedienza. Perché non esiste dittatura senza informazione piegata a novanta gradi.
IL PREZZO DELL’IGNORANZA: QUANDO I CITTADINI DIVENTANO PEDINE
I cittadini votano in base a ciò che sanno del mondo che li circonda. Soprattutto in un Paese come il nostro, dove si studia poco e non si legge per niente, le persone comuni non hanno competenze storiche e sociologiche, né basi filosofiche.
Se gli si racconta che Putin è un pazzo invasore, ma non che la NATO ha espanso i confini verso Est nonostante promesse contrarie, come possono scegliere consapevolmente?
Se i media nascondono che l’esercito ucraino usa civili come scudi umani — come documentato da The New York Times nel 2023 — e che molti battaglioni di Kiev sono filonazisti, come possiamo pretendere un dibattito onesto?
Il risultato è una democrazia malata, dove il consenso si costruisce su bugie e narrazioni di giornalisti che, se non sono incompetenti e mediocri, sono complici del sistema.
COSTRUIRE UN MONDO MIGLIORE: SEGUIRE CHI HA AZZECCATO LE PREVISIONI (NON CHI LE HA INVENTATE)
C’è una regola semplice, in economia come nell’informazione: chi sbaglia, paga.
Se un analista finanziario sbaglia le previsioni, perde i clienti. Se un giornalista sbaglia, non dovrebbe perdere solo i lettori – cosa che, infatti, sta avvenendo -, ma dovrebbe essere messo in condizioni di non poter più nuocere.
Sì, perché chi racconta frottole e alimenta propagande è un grave pericolo per la democrazia. Perciò, bisognerebbe mettere in piedi una commissione di controllo, a cui dovrebbe spettare solo il compito di verificare quante analisi sbagliate e giuste ogni giornalista abbia veicolato ogni anno.
Arrivate a tre analisi non supportate dai fatti, bisognerebbe “invitare” il soggetto a trovare un altro mestiere.
Eppure, oggi accade il contrario.
I “geni” che hanno sostenuto le sanzioni fallimentari sono ancora lì, a pontificare e a tifare per i vari Mario Draghi, quello delle sanzioni dirompenti e dei condizionatori spenti in cambio della pace.
I veri analisti — quelli che tre anni fa avvertivano sui rischi della escalation e su come la Nato avrebbe perso la guerra contro la Russia— vengono ancora sbeffeggiati, quando non oscurati.
La soluzione? Smettiamo di ascoltare chi ha torto. Cerchiamo chi ha avuto ragione. Vacciniamoci contro la mediocrità.
IL GIORNALISMO NON È UN ALBO, MA UNA COSCIENZA
Non è l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti a garantire l’onestà intellettuale, ma la capacità di dire “non lo so” quando non si sa e, soprattutto, di non raccontare balle spacciandole per vero e di non ricostruire la storia con panzane su panzane.
L’onestà intellettuale e la capacità si dimostra non raccontando che i soldati russi combattono con le pale, ma affermando l’evidenza, cioè che le sanzioni hanno fallito, che la guerra in Ucraina è un proxy war voluta da Washington.
E che la pace che verrà tra Trump e Putin, sancirà l’ennesima vittoria geopolitica americana nonostante la sconfitta militare.
Perché gli USA sono riusciti in un colpo solo a rompere ogni legame commerciale tra Russia ed Europa, a sfiancare l’industria europea e a legare mani e piedi dell’Europa alle aziende americane.
Il vero giornalismo è scomodo, sporco, spesso impopolare. Ma è l’unico che può salvarci dalla deriva mediatica.
L’UNICA RIVOLUZIONE POSSIBILE È QUELLA DELLA VERITÀ
Licenziate i manager incompetenti.
Smettete di finanziare i media che vi mentono, buttando soldi in abbonamenti per chi racconta di pale e microchip e non conosce nemmeno la storia.
Cercate voci scomode, fuori dal coro. Perché un mondo governato dai mediocri — giornalisti, politici, “esperti” — è destinato a implodere per la mancanza di competenze e verità.
La verità non è di destra o di sinistra. È aria pulita in un ambiente saturo di menzogne. Respiriamola, prima che sia troppo tardi.
Perché, se ci riflettete, il potere dei mediocri dipende solo dalla nostra pazienza di dare loro peso.
Smettiamo di essere pazienti con i mediocri.

Buongiorno Dott. Di Matteo, lei ci delizia quasi quotidianamente con argomentazioni raffinate. Forse troppo raffinate per un mondo che esprime, nel migliore dei casi, indifferenza. Ma insistere è l’unico sistema per convincere i riottosi e i politicamente esposti che esiste un altro mondo possibile. Bisogna mettere in campo le disponibilità e le risorse mentali che ognuno ha da quando è nato a favore della comprensione di una verità magari scomoda ma reale. Combattere contro i mulini a vento non ha mai portato a soluzioni vincenti punto riconoscere le verità, anche quelle nascoste, può portarci ad un Rinascimento prima culturale e poi determinante per una nuova società basata su dei valori e principi che attualmente sembrano scomparsi. Ma se questi sono semplicemente tenuti da parte meglio farli ricomparire e dare sfogo alle capacità di critica e di dialogo senza assoggettarsi a leggere e ubbidire alle fake news proposte da pennivendoli asserviti al potere di turno.
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