Tutti ricordano l’episodio dell’orecchio reciso e la burrascosa amicizia tra Vincent Van Gogh e Paul Gauguin, ma il pittore francese è stato prima di ogni altra cosa un innovatore dell’arte e della pittura oltre che un attento analista del suo tempo. Di seguito un focus di Pasquale Di Matteo sull’artista.
BIOGRAFIA DI PAUL GAUGUIN
Paul Gauguin ebbe una vita straordinaria e non comune fin dalle origini: la nonna materna era Flora Tristan, scrittrice peruviana femminista e anarchica. Si era trasferita a Parigi da bambina e aveva sposato André Chazal, che di mestiere era incisore. Dall’unione era nata Aline, che nel 1846 sposò Clovis Gauguin, un intellettuale e fiero sostenitore della Repubblica. Proprio l’ostilità dell’uomo verso Luigi Napoleone Bonaparte costò a lui, alla moglie e ai piccoli Marie e Paul la fuga in Perù.
Clovis morì durante il viaggio.
Nonostante la perdita del padre, il piccolo Paul Gauguin condusse un’infanzia felice, circondato dall’affetto della madre e dei nonni.
Il Perù era pieno di colori e di gioia, elementi che resteranno cuciti per sempre nei ricordi del pittore.
Nel 1855, la madre decise di tornare in Francia. Iniziò un periodo difficile: le difficoltà con la lingua e con i nuovi compagni francesi, il tenore di vita peggiore, la lontananza dagli affetti che aveva lasciato in Perù.
A diciassette anni, entrò nella marina mercantile e poté viaggiare: Brasile, Africa, India.
Nel 1867 morì sua madre, allo scoppio della guerra franco-prussiana, si arruolò.
Quando fece ritorno dal conflitto, lo aiutò Gustave Arosa, uomo con cui la madre aveva stretto rapporti intimi e che la donna aveva nominato suo tutore.
Arosa non fu importante per il giovane Gauguin soltanto come guida genitoriale, ma lo avvicinò al mondo della pittura, introducendolo alla propria collezione di arte contemporanea, che annoverava dipinti di grandi maestri dell’epoca.
Il lavoro gli consentiva un ottimo tenore di vita, così, nel 1875, sposò Mette Sophie Gad, ragazza danese dalla quale ebbe cinque figli.
Diventò amico di artisti dell’epoca, tra cui Camille Pissarro, che lo introdusse nel mondo impressionista e gli permise di stringere amicizia con maestri del calibro di Cézanne e Degas.
Nel 1883, Gauguin fu licenziato a causa del crollo finanziario dell’Union Generale, così decise di dedicarsi totalmente alla pittura, che, fino a quel momento, aveva visto soltanto come un passatempo.
Le cose non andarono come aveva immaginato: non vendeva e si trovò a fare i conti con gravi problemi economici. La moglie tornò in Danimarca proprio a causa del contraccolpo finanziario.
In un primo tempo, Gauguin si trasferì in Danimarca, per starle accanto, prima di ritornare in Francia per seguire i propri risvolti artistici, fino a che, con il passare del tempo, i rapporti tra i coniugi non divennero soltanto di tipo epistolare.
Fu l’incontro con un uomo che acquistò alcune sue opere a ispirare la voglia di emigrare per esplorare altri mondi; Theo Van Gogh, fratello del celebre Vincent.
Durante un primo viaggio a Panama, Gauguin realizzò alcune tele che colpirono il mercante fratello di Vincent Van Gogh, tanto che gli acquistò altre due opere.
Anche grazie a questo apprezzamento, Gauguin maturò la voglia di esplorare nuovi mondi, sia per arricchire la sua espressione artistica, sia per far fronte alle ristrettezze economiche, che non gli consentivano un tenore di vita decente nella costosa Parigi.
Qualche tempo dopo, l’artista si trasferì in Bretagna, nell’incontaminato paesino rurale di Pont-Aven, convinto che la Parigi del suo tempo fosse corrotta dal materialismo. Vi restò per alcuni anni, intervallati da viaggi all’estero, come Panama e Tahiti, prima di morire nelle Isole Marchesi, nel 1903.


IL SIMBOLISMO
Il simbolismo fu un movimento pittorico che emerse durante gli ultimi due decenni del diciannovesimo secolo, in reazione all’endemico interesse per il materialismo e per lo sviluppo tecnologico.
I simbolisti focalizzavano l’attenzione sui sentimenti, rifiutando naturalismo e realismo, convinti del fatto che il colore dovesse essere comunicativo, descrittivo, ponendo l’accento sulla soggettività dell’arte e sull’importanza dei sentimenti come afflato dell’artista.
Perciò, per i simbolisti, erano più importanti l’immaginazione, i sentimenti e il mondo interiore, in netta contrapposizione con la realtà esterna e tangibile.
Con l’avvento del simbolismo, i colori si fecero personali, rielaborati in cromie che nascevano dalla fantasia dell’artista, il quale reinterpretava la scena, andando oltre il senso visivo, proprio per alterare la realtà.
Tra i più attivi protagonisti riconducibili al simbolismo si ricordano: Emile Bernard, Paul Sérusier e Paul Gauguin.
TRA SIMBOLISMO E SINTETISMO
Paul Gauguin si distinse, partendo dal simbolismo, per la sua sintesi tra natura ed esperienza, un’astratta miscela di ambiente, eventi, rielaborazioni, sentimenti e fantasia, convinto che la pittura dovesse nascere dal cuore e non dall’intelletto.
Nacque così il sintetismo, movimento per il quale l’emozione era più significativa della realtà, i cui protagonisti erano per lo più persone umili, mentre i simbolisti focalizzavano l’attenzione su emozioni in chiave pessimista, quali: la malinconia, lo sconforto, la frustrazione e la disperazione.
Le tematiche più gettonate ricreavano scene di sogni, di incubi, o attingevano alla fede, per lo più per trattare della morte.
All’interno del movimento simbolista si distinsero molte anime, con stili e approcci differenti, abbracciando artisti più ancorati al dettaglio e al particolare, così come chi prediligeva pennellate raffinate, o, ancora, chi dava più spazio all’essenza, manifestando una semplicità cruda, quando non addirittura infantile.
Tra questi vari gruppi, sorti all’interno del movimento simbolista, uno dei più importanti fu quello di Nabis, attivo nell’ultima decade del diciannovesimo secolo, la cui anima fu Sérusier.
Questo gruppo si caratterizzò per i colori piatti, la semplicità delle figure e del senso del disegno, nonché per i profili marcati, tutte caratteristiche che tradivano l’influenza delle stampe giapponesi contemporanee e dell’Art Nouveau.


PAUL GAUGUIN, L’ARTISTA
Come abbiamo visto, Gauguin visse anni caratterizzati da mutamenti e sconvolgimenti che stavano cambiando il mondo; dall’era dei regionalismi e del primato della vita rurale, la fine del secolo stava sfociando in quella dell’industrializzazione e del progresso, che avrebbero allontanato sempre di più l’uomo dalla campagna per cercare fortuna in città.
Come buona parte dei pittori del suo tempo, anche Gauguin partì dalle posizioni degli Impressionisti, ma la sua insoddisfazione, il forte desiderio di evasione, persino di abiura, nei confronti dei mutamenti sociali che il progresso stava permettendo, lo condussero a cercare altre vie, fino a percorrere strade non ancora battute, divenendo spunto per diverse correnti, come per il gruppo Fauves, per esempio.
Infatti, il suo utilizzo di colori forti e intensi, stesi a formare ampie zone piatte, nonché la spiritualità estroflessa dalle sue immagini, furono fonte di ispirazione per molti e caratterizzarono diverse correnti, prime fra tutte Simbolismo e Sintetismo.
Infatuato dei lavori di pittori giapponesi del calibro di Katsushika Hokusai e di Utagawa Hiroshige, Paul Gauguin prese spesso spunto dall’arte dell’Estremo Oriente, caratterizzata dall’essenzialità dei tratti e delle prospettive.
Gauguin sperimentò temi innovativi, sciorinandoli attraverso forme e profili semplici, distorsioni cromatiche, inserendovi codici simbolici, creando opere che ribaltavano il concetto di prospettiva lineare, le regole del realismo, fino a oltraggiare quanto riconducibile al mero senso visivo.
Non a caso, Gauguin fu uno dei primi maestri del primitivismo, impegnato per gran parte della sua vita a sperimentare miscele di tecniche acquisite e di visioni esterofile, esotiche e tribali.
Paul Gauguin influenzò fortemente anche gli espressionisti tedeschi, sia sotto il profilo stilistico, sia sotto quello più prettamente tematico e filosofico.
Paul Gauguin mise in luce la genuinità perduta dell’essere umano attraverso persone umili immortalate durante i suoi viaggi, quando gli incontri in quei nuovi mondi gli fecero scoprire la purezza morale e naturale delle popolazioni indigene.
PAUL GAUGUIN, LA VISIONE DOPO IL SERMONE
Una delle opere che meglio sintetizza l’arte di Paul Gauguin è senza dubbio La Visione dopo il Sermone, del 1888, lavoro in cui si notano tinte cupe ad abbigliare le donne in primo piano, potente metafora della negatività della realtà, separata da un tronco d’albero dal mondo onirico, dalla visione, in cui le cromie sono decisamente più vivaci, con i colori stesi in ampie aree piatte.

La scena raffigura un gruppo di donne bretoni raccolte in preghiera, dopo aver ascoltato un sermone sulla notte in cui Giacobbe lottò con un angelo misterioso, passo della Bibbia tratto dal libro della Genesi.
Le figurazioni sono semplificate, con lineamenti appena modellati e tratti dai profili scuri.
Singolare la sottile luce che contorna la parte superiore del tronco, come se l’immagine onirica fosse una luce in grado di illuminare la triste realtà, così come fanno riflettere le labbra vermiglio della donna con le mani giunte, in primo piano, che riprendono il colore dello sfondo, quasi l’artista intendesse rafforzare il suo auspicio di cambiamento del reale, individuando proprio nel sogno e nell’immaginazione il verbo da seguire.
La drammaticità della scena e i colori audaci, nonché la semplicità stilistica di tratti, forme, prospettive e profondità, unitamente alla raffigurazione di persone umili, rappresentano un taglio con il passato, sotto il profilo artistico, e un potente messaggio metaforico, con il quale Gauguin auspicava un ricongiungimento dell’uomo all’intimità e alla spiritualità.
Paul Gauguin fu indubbiamente un innovatore di stili, ma, prima di ogni altra cosa, fu un pensatore, capace di attingere a piene mani dalla parte più aulica dell’anima, per raccontare il suo tempo, utilizzando il linguaggio delle emozioni e dei sentimenti, grazie al quale riscrisse le regole cromatiche della sua epoca e influenzò moltissimi colleghi nei decenni successivi.

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