Fare un riassunto della storia della Russia non è facile, perché si rischia di tralasciare elementi fondamentali della costruzione di una nazione che è stata impero, superpotenza militare e patria del comunismo.
di Pasquale Di Matteo
STORIA DELLA RUSSIA: RIASSUNTO INTRODUTTIVO
Quando si parla di Russia è inevitabile il riferimento a due grandi realtà della storia: l’Impero zarista, che regnò fino al 1917, e l’Unione Sovietica, che fino agli anni ottanta dell’ultimo secolo è stata punto di riferimento per uno dei due blocchi contrapposti nella Guerra fredda.
Dal 1991, esiste la Federazione russa.
Si tratta di un paese che per diverso tempo è stato in bilico tra Occidente e Oriente, e che ha vissuto problemi di arretratezza economica e diverse forme di dispotismo.
Prima gli Zar, poi, dalla rivoluzione bolscevica, la Russia ha vissuto la parabola comunista, dall’avvento alla caduta.
Oggi, la storia della Russia è legata a quella di Vladimir Putin, uomo controverso che regna nel Paese da circa vent’anni, senza apparenti rivali interni.
STORIA DELLA RUSSIA: RIASSUNTO DALLE ORIGINI AI ROMANOV
Fin dal I millennio a.C., il territorio dell’attuale Russia era abitato da popolazioni di differenti etnie e di culture diverse.
I gruppi più numerosi erano gli Sciti e i Sarmati.
La regione vide poi l’ingresso di altre popolazioni tra il III e il IX secolo d.C.: giunsero gli Unni, i Goti e alcuni gruppi di slavi, che si stabilirono soprattutto nei territori dell’attuale Ucraina.
Intorno al IX secolo, giunsero i “Rus”, una popolazione vichinga, detta dei Variaghi, che proveniva dalla Scandinavia. Formarono il primo nucleo di città importanti, tra cui Mosca e Novgorod, da cui nacque lo stato russo.
Una regione frammentata e divisa dalle barriere linguistiche e culturali, che nel XIII secolo subì l’invasione dei Tartari, popolo islamico guidato da Gengis Khan, che diede vita all’impero dell’Orda d’oro, sottomettendo i gruppi locali.
Fu solo verso la fine del XV secolo che le popolazioni russe ripresero il controllo della regione, grazie al granducato di Moscovia, guidato da Ivan III il Grande, che riuscì a emanciparsi dal dominio tartaro.
Ivan il Grande impose un governo forte, sottomettendo i nobili e unificando il potere politico e quello religioso. Avviò anche un processo di conquiste, che proseguì con Ivan il Terribile nel sedicesimo secolo.
Nel 1547, Ivan il Terribile si proclamò zar, “imperatore”, accentrando ulteriormente il potere nelle sue mani.
Il regno passò poi a Boris Godunov, fino al 1605, dopodiché il paese visse un lungo periodo di crisi politica e di rivolte, fino all’ascesa al potere dello zar Michele III, che diede inizio alla dinastia dei Romanov, al potere fino al 1917.
STORIA DELLA RUSSIA: RIASSUNTO SU PIETRO IL GRANDE
La Russia visse una stagione di spinte moderniste grazie a Pietro il Grande, il cui regno ebbe inizio nel 1682, quando aveva solo di 10 anni. Per alcuni anni, divise il trono con Ivan V, seriamente malato e impossibilitato a regnare.
Ivan V morì nel 1696 e Pietro diventò sovrano assoluto, fino al 1724, quando divise di nuovo la carica, questa volta con la moglie Caterina I.
Pietro rafforzò l’apparato militare e rimodernò molti ambiti dello stato ispirandosi alla scienza e alle tecniche dell’Europa occidentale.
Introdusse riforme politiche e amministrative con cui accentrò ulteriormente il potere nelle sue mani, sottraendolo al clero ortodosso e ai nobili, anche se l’aristocrazia mantenne un forte controllo sulla popolazione più povera: i contadini.
L’ammodernamento in chiave occidentale che Pietro impose al Paese toccò anche rilevanti aspetti della vita culturale, scontrandosi con molte delle vecchie tradizioni russe.
Pietro il Grande fece costruire anche un’efficiente flotta navale e portò avanti una politica espansiva, con cui sottomise i popoli turchi e gli svedesi, trasformando la Russia in un paese influente nello scacchiere dell’Europa.
Tuttavia, alla morte di Pietro il Grande, l’aristocrazia riuscì a riprendere gran parte dei privilegi sottratti dal sovrano, prima dell’avvento di Caterina II di Russia, che impose una forma di dispotismo illuminato.
Tra i contadini, sempre più sottomessi a nobili e aristocrazia, crebbe il malcontento, tanto da sfociare in numerose rivolte.
La Russia allargò ulteriormente i suoi confini, conquistando altri territori polacchi, e fu uno degli avversari più temibili di Napoleone, al quale inflisse una pesante sconfitta nel 1812, contribuendo al suo declino.
STORIA DELLA RUSSIA: RIASSUNTO DELL’OTTOCENTO
Proprio in virtù del ruolo avuto nella caduta di Napoleone, la Russia giocò un ruolo da prima donna al Congresso di Vienna, tra il 1814 e il 1815, dal quale ne uscì con la conquista della Polonia.
La Russia diede vita alla Santa alleanza con Austria e Prussia, accordo che ebbe una funzione di vigilanza sull’ordine imposto dalla Restaurazione.
Durante il diciannovesimo secolo, la Russia non fu interessata dai moti e dalle rivoluzioni che investirono l’Europa nella prima metà del secolo, anche se lo zar Nicola I represse nel sangue la rivolta dei decabristi del 1825.
Dalla Guerra di Crimea, invece, tra il 1853 e il 1856, la Russia sconfitta da Turchia, Francia, Piemonte e Gran Bretagna.
Proprio in seguito alla disfatta nella campagna militare, in Russia si accesero forti risentimenti tra chi voleva proseguire sulla strada dell’occidentalizzazione e chi, invece, avrebbe preferito ricondursi alla tradizione della civiltà russa.
Tuttavia, nonostante l’evidente necessità di avviare un processo di modernizzazione per superare l’arretratezza dell’impero zarista, l’unica novità di quel periodo fu l’abolizione della servitù della gleba, nel 1861.
Una misura certamente illuminata, ma insufficiente per risolvere i problemi dei contadini e quelli legati all’arretratezza del sistema economico.
STORIA DELLA RUSSIA: RIASSUNTO DEL PERIODO CHE CONDUSSE ALLA RIVOLUZIONE
A fine Ottocento, l’Impero russo copriva un territorio di circa 21.800 chilometri quadrati.
Un sesto della superficie dell’intero pianeta.
Si estendeva dai Baltici alla Polonia, comprendeva il Caucaso, il Granducato di Finlandia e si spingeva in Asia Centrale.
Contava una popolazione di circa 128 milioni di abitanti, in gran parte concentrati nei territori europei, anche se diviso in etnie, linguaggi e culture differenti.
Senza dimenticare che, fino al 1867, la Russia occupava perfino parte del territorio attualmente degli Stati Uniti d’America: infatti, in quell’anno la Russia vendette l’Alaska agli USA, dopo che dal 1799 era annessa all’impero russo grazie alla compagnia russo-americana.
Nonostante l’arretratezza socio-economica, e in parte militare, la Russia continuò a espandersi in Oriente, anche se i problemi più significativi giunsero dal populismo, che provocò diversi attentati, uno dei quali pose fine anche alla vita di Alessandro II, nel 1881.
Con Alessandro III, e soprattutto con Nicola II, la Russia avviò un forte processo di industrializzazione, anche se confinato solo in alcune regioni dell’impero; ciò portò alla nascita di un moderno movimento operaio.

In seguito alla sconfitta subita nella guerra russo-giapponese, nel 1905 crebbe il malcontento, che sfociò nella prima rivoluzione russa.
Lo zar fu costretto a concedere una costituzione, così fu costituita un’assemblea parlamentare, Duma, i cui iniziali poteri furono progressivamente limitati.
In questi anni, crebbero per forza e influenza i movimenti rivoluzionari, tra cui i socialrivoluzionari e i socialdemocratici, divisi tra menscevichi e bolscevichi.
Quando la Prima guerra mondiale mostrò l’arretratezza della Russia e cronicizzò la crisi economica, questi gruppi reazionari presero il sopravvento.
STORIA DELLA RUSSIA: RIASSUNTO DEL 1917
L’anno cruciale nella storia contemporanea della Russia fu il 1917.
Quell’anno, ci fu una prima rivoluzione, che depose lo zar, poi una seconda che portò al potere i bolscevichi di Lenin e di Trockij, i quali diedero vita a una dittatura comunista, posero fine alla partecipazione della Russia alla guerra, e traghettarono la Russia in quella che fu una cruenta guerra civile che insanguinò il paese fino al 1921.

Nel 1918, la Russia diventò Repubblica socialista federativa sovietica russa e, nel 1922, Unione delle repubbliche socialiste sovietiche.
Quando nel 1924 morì Lenin, leader indiscusso del nuovo stato, l’URSS visse alcuni anni di lotte interne per il potere, fino a che non si affermò la figura di Stalin, che introdusse una dittatura totalitaria.
Stalin avviò un forte processo di ammodernamento del paese in chiave comunista: cancellò la proprietà privata; statalizzò i mezzi di produzione e introdusse la pianificazione dell’economia attraverso i piani quinquennali imposti dallo stato, senza tenere in considerazione le dinamiche del mercato.
Il dittatore impose il pugno di ferro e soffocò ogni sterile opposizione con il pugno di ferro e i campi di concentramento per i dissidenti, i gulag.
STORIA DELLA RUSSIA: LA SECONDA GUERRA MONDIALE
L’Unione Sovietica entrò nel secondo conflitto mondiale sin dal principio. Quando la Germania sfondò in Polonia, Mosca entrò in territorio polacco dal fronte orientale. Di fatto, la Polonia si trovò divisa in due: i nazisti nelle regioni occidentali, i comunisti nelle terre orientali.

Con la Germania, ci fu una sorta di stallo fino al 1941, quando l’Unione Sovietica si alleò con Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti, dando un contributo essenziale alla sconfitta di Hitler.
Grazie al successo nella Seconda guerra mondiale, l’Unione sovietica diventò la protagonista indiscussa nei colloqui di pace, insieme agli Stati Uniti d’America.
Dopo il 1945, il mondo si divise in due blocchi: l’Occidente guidato dagli USA, i paesi di influenza sovietica sotto la protezione di Mosca.
Ciò portò alla nascita della NATO, nel 1949, e, di conseguenza, al Patto di Varsavia, nel 1955.
STORIA DELLA RUSSIA: RIASSUNTO DELLA GUERRA FREDDA
L’Unione Sovietica era protetta da un sistema di nazioni satellite e poteva contare su un arsenale nucleare imponente.
Gli Stati Uniti potevano vantare condizioni analoghe e ciò condusse alla Guerra fredda, decenni di conflitto combattuto a suon di azioni di spionaggio, ma senza eserciti, proprio in virtù delle tante armi distruttive a disposizione di entrambi.
Alla morte di Stalin, nel 1953, il potere passò nelle mani di Nikita S. Chruščëv, che gestì insieme a John Kennedy uno dei momenti più bollenti della guerra fredda, nel 1962.
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Poi toccò a Leonid I. Breznev e, dagli anni ottanta, a Michail S. Gorbačëv, che avviò una grande stagione di riforme in Unione Sovietica, fino a giungere a una fase più distesa nei rapporti con Washington.
Proprio in virtù di queste riforme, di stampo liberale e democratico, il sistema sovietico collassò, dissolvendo l’unione sovietica, gettandola in una profonda crisi istituzionale.
Nel 1986, il disastro al reattore nucleare della centrale di Chernobyl, in Ucraina settentrionale, fu un duro colpo per l’immagine della superpotenza in declino.
Tra il 1989 e il 1991, anche molte nazioni cuscinetto videro il crollo dei regimi comunisti.
LA RUSSIA POSTCOMUNISTA
Dopo il disfacimento dell’Unione sovietica, nacque una comunità di stati indipendenti, di cui fanno parte la Federazione russa e il suo nucleo centrale, ovvero la Russia. Cosa che determina spesso confusione anche tra chi dovrebbe fare informazione.
A guidare questa nuova fase fino al 1999 fu Boris N. Yeltsin, prima dell’avvento di Vladimir Putin.
STORIA DELLA RUSSIA: BORIS YELTSIN
Nel 1991, alcuni membri del governo sovietico tentarono un colpo di stato per deporre Gorbačëv, il quale rassegnò le dimissioni da leader del PCUS. A dicembre dello stesso anno, l’URSS cessò di esistere.
Nel 1992, in seguito alla liberalizzazione dei prezzi, la Russia passò da un’economia di stato a una di mercato; ci fu una forte inflazione del rublo e ciò generò una profonda crisi economica.
Nel 1997, Boris Yeltsin e Bill Clinton si incontrarono in Finlandia per dare il via alla cooperazione tra Russia e Stati Uniti, tra Mosca e la Nato.
In tale occasione, la Russia ricevette da Clinton la promessa che la NATO non si sarebbe mai spinta oltre i confini tedeschi.
STORIA DELLA RUSSIA: VLADIMIR PUTIN
Proprio la promessa disattesa da Stati Uniti e NATO è una delle cause della guerra in Ucraina, unitamente alla politica repressiva dell’Ucraina nel Donbass dal 2014, e alle mire imperialiste di Putin.

Dopo le dimissioni di Boris Yeltsin, nel 1999, salì al potere Vladimir Putin, eletto dapprima primo ministro delle Federazione Russa, poi presidente il 31 dicembre.
Nel 2008, presidente della Federazione russa diventò Dmitry Medvedev, mentre Putin assunse il ruolo di primo ministro, ruolo che gli consentì di continuare a governare come uno zar. Nel 2012, fu eletto nuovamente presidente della Federazione, così come nel 2018.
Prima della guerra contro Kiev, la Russia aveva tentato di smussare i toni delle diatribe tra le molteplici etnie interne al paese, che avevano acceso spinte nazionalistiche e separatiste, soprattutto in Cecenia, in Crimea e nel Donbass.
Oggi, la Russia non è più il baluardo che rappresentava l’Unione sovietica, ma la guerra combattuta in Ucraina ha dimostrato la forza della sua economia, capace di resistere da più di un anno, al momento in cui scrivo questo articolo, alle tante sanzioni occidentali che promettevano di sottomettere Mosca già dopo pochi mesi dall’avvio dell’occupazione ucraina, cominciata a febbraio 2022.
Inoltre, il suo imponente arsenale nucleare, superiore anche a quello dell’unica nazione che finora ha utilizzato un’arma atomica in guerra, gli Stati Uniti, è un deterrente che la rende uno dei pochissimi paesi al mondo in grado di influenzare la politica del pianeta.



