LA BELLEZZA È OGGETTIVA O SOGGETTIVA? DALLA FILOSOFIA ALLO SVILIMENTO SOCIALE.

La bellezza è un concetto che ha affascinato l’uomo sin dall’antichità ed è stata oggetto di dibattito tra i filosofi. Secondo Arthur Schopenhauer, filosofo tedesco del XIX secolo, la bellezza è un’esperienza soggettiva.

LA BELLEZZA COME PERCEZIONE

Schopenhauer sosteneva che la bellezza non risiede nell’oggetto in sé, ma nella percezione che ne ha l’osservatore. La bellezza, quindi, non è una qualità oggettiva e tangibile dell’oggetto, ma una qualità soggettiva che nasce dall’osservatore il quale la attribuisce all’oggetto.

Tuttavia, Schopenhauer riconosceva che la bellezza può essere considerata oggettiva solo in quanto espressione della volontà, che è unica e universale.

Secondo Schopenhauer, la bellezza è una forma di conoscenza intuitiva che va al di là della ragione e dell’intelletto perché ci permette di percepire l’essenza profonda delle cose.

In questo senso, dunque, la bellezza non può essere una qualità di ciò che stiamo ammirando, ma è una nostra forma di conoscenza che va al di là della ragione.

Si potrebbe persino affermare, che la percezione della bellezza, ovvero individuarla e comprenderla, sia una forma di intelligenza.

Schopenhauer considerava la musica come la forma d’arte più elevata, in quanto esprimeva la volontà in modo puro e diretto, senza il filtro della rappresentazione, e permetteva di percepire l’essenza profonda del mondo e di raggiungere un momento di contemplazione e di pace interiore.

Anche in questo caso, la percezione e la creazione del momento sono puramente soggettivi.

LA BELLEZZA NELLA FILOSOFIA ANTICA

La bellezza è un concetto che ha affascinato l’uomo sin dall’antichità. Nella filosofia antica, la bellezza veniva quasi sempre associata ad altre qualità, come la bontà d’animo, per esempio.

Celebre è il motto greco della “kalokagathia” (traducibile come “bello e buono”) che rappresenta l’ideale di bellezza classica capace di coniugare le qualità delle forme esteriori con quelle dell’anima e del carattere dell’individuo.

O il mito dell’agathos, termine che sintetizza bello, buono e valoroso.

Secondo la filosofia pitagorica, la bellezza è una qualità oggettiva dell’oggetto, indipendente dal gusto personale di chi lo osserva. Concezione opposta alla tesi di Schopenhauer.

Tuttavia, la bellezza era considerata una qualità soggettiva, legata alla percezione dell’osservatore, perché era ricondotta alla bellezza come forma di armonia e proporzione, sia fisica che morale.

Nella filosofia di Platone, per esempio, la bellezza era associata all’idea di bene e alla conoscenza. Platone sosteneva che la bellezza non è solo una qualità estetica, ma una qualità morale e intellettuale. Il sapere, per il grande filosofo, era una forma di bellezza autentica.

In fondo, il suo pensiero non si discosta molto da quello di Schopenhauer, poiché, secondo Platone, la bellezza è una forma di conoscenza che ci permette di percepire l’essenza profonda delle cose. Ecco, dunque, che ritorna l’idea di percezione.

Per sintetizzare, possiamo affermare che nella filosofia antica, la bellezza era considerata una qualità soggettiva, ma legata a criteri estetici precisi e oggettivi. La bellezza era associata all’armonia, alla proporzione e alla bontà morale.

LA BELLEZZA PER I FILOSOFI CONTEMPORANEI

La bellezza è stata oggetto di dibattito anche nella filosofia contemporanea.

Secondo alcuni filosofi contemporanei, come Sergio Givone, la bellezza è un’esperienza soggettiva che dipende dalla percezione dell’osservatore, opinione che rafforza quella di Schopenhauer, secondo cui la bellezza non è una proprietà intrinseca dell’oggetto, ma una qualità soggettiva dell’osservatore.

Secondo altre prospettive filosofiche, invece, la bellezza è una qualità oggettiva dell’oggetto, indipendente dal gusto personale di chi lo osserva.

Tuttavia, l’oggettività della bellezza non è condivisa come un tempo, anche perché nell’era contemporanea si tende a ritenere la bellezza come concetto mutevole.

Alcuni filosofi contemporanei sostengono che il concetto di bellezza può variare a seconda del contesto socio-culturale e storico, perciò si fa un passo in avanti rispetto al pensiero di Schopenhauer. Non solo la percezione della persona, ma l’insieme delle “regole sociali” in cui agiscono la bellezza e la persona.

Altri filosofi contemporanei sostengono che la bellezza possiede una propria oggettività, ma la percezione della bellezza assume un carattere soggettivo, il che avvalora, ancora una volta, la posizione di Schopenhauer.

Possiamo, quindi, affermare che le opinioni della filosofia contemporanea sulla bellezza parlano di una fluidità della bellezza, che cambia a seconda della cultura in cui è radicata e manifestata e di chi la osserva, inoltre assume valori differenti in base alla personale percezione di ciascun individuo.

LA BELLEZZA NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

Nella società contemporanea, potremmo spingerci a parlare di svilimento sociale della bellezza, un fenomeno complesso che può variare a seconda del contesto socio-culturale, ma che in Occidente è prepotente.

Uno svilimento sociale determinato da un complesso insieme di fattori negativi.

Innanzitutto, il concetto di bellezza nel nostro tempo è associato in gran parte alla fisicità e a canoni estetici.

Soltanto un ristretto gruppo di individui concepisce la bellezza come un complesso di conoscenze, saperi, cultura, bontà d’animo e gentilezza.

La maggior parte delle persone, quando pensa alla bellezza immagina le foto che si bruciano ogni giorno su Instagram.

Ma quali sono i fattori che hanno determinato tale svilimento sociale?

In primo luogo, sono variati i canoni di bellezza, cosa che di per sé non è negativa, ma ha portato a molti problemi.

La bellezza maschile è associata a fisici statuari, palestrati, dai muscoli enormi. Canoni di bellezza che non sono quelli utilizzati dalle donne, ma si impongono attraverso i media e mediante una cultura maschile dominante e la filmografia hollywoodiana, che esalta l’uomo forte, rozzo, impenetrabile, più forte e capace a usare le mani rispetto al cervello.

E la bellezza femminile?

Soprattutto veicolati dalle passerelle, i corpi considerati belli sono quelli di modelle anoressiche, malate, dai fisici scheletrici, che a malapena si reggono in piedi.

La bellezza della donna “piena” dell’epoca rinascimentale ha ceduto il passo a corpi privi di forme.

Questa variazione dei canoni di bellezza ha portato a uno svilimento sociale della bellezza, in quanto molte ragazze si sono sentite inadeguate o non conformi agli standard dominanti.

Tale problema è evidente soprattutto nel settore della moda, dove nonostante alcuni tentativi di imporre una visione meno categorica di magrezza come bellezza, le modelle scheletriche continuano a essere considerate più belle.

Vi è poi una visione più “commerciale” del corpo, soprattutto veicolato dalla musica pop e, ancora una volta, dalla filmografia hollywoodiana.

Una donna magra, ma con glutei e seni sodi, fisicità che nella società moderna è usata ovunque a fini commerciali, tant’è che risulta difficile individuare una pubblicità in cui non figuri una donna che mostri le proprie grazie.

Anche di prodotti che non richiedono una minigonna o una scollatura provocante.  

La bellezza del corpo viene sfruttata nell’industria della moda, della pubblicità e dell’intrattenimento per promuovere prodotti e servizi. La televisione è piena di ragazze che indossano abiti succinti, come a un concorso di bellezza, per attirare pubblico.

La bellezza è diventata qualcosa di effimero, irreale e irraggiungibile, poiché gli standard di perfezione che vengono evocati ovunque, in televisione, sulle passerelle, sui cartelloni pubblicitari, sulle riviste, possono influenzare negativamente l’autostima e la percezione delle persone.

Infatti, moltissime giovani soffrono tale condizione quando non hanno fisici che rispettano gli attuali canoni di bellezza.

Non a caso, proprio le ragazze giovani sono le vittime numero uno di disturbi alimentari come l’anoressia e la bulimia.

Le pressioni sociali per conformarsi a determinati standard di bellezza possono causare insicurezza e insoddisfazione corporea, contribuendo allo svilimento sociale della bellezza e della società stessa.

LA BELLEZZA INSEGNATA A SCUOLA

Ecco perché continuo a credere che la filosofia andrebbe introdotta già alla scuola dell’infanzia.

Il concetto di bellezza assumerebbe risvolti più profondi se studiato con un approccio filosofico, tenendo in considerazione diversi punti di vista e opinioni dei filosofi.

Verrebbe meno il castello di carte su cui si fondano tanti canoni sociali del nostro tempo e i ragazzi non giudicherebbero bello o bella i tizi che ammiccano sui profili social mostrando la mercanzia, ma tornerebbero a concetti di bellezza più sani e profondi.

Una persona è bellissima quando sa ragionare, quando racconta storie, aneddoti, vicende, quando spiega la storia, la filosofia, la scienza, l’arte.

Una persona è bella quando realizza una danza, un dipinto, una musica, una canzone, quando scrive una poesia o un romanzo, quando recita…

La bellezza è un insieme di emozioni e la si misura proprio in base alla quantità di emozioni che riesce a suscitare e alla capacità di coglierla che hanno gli interlocutori.

Perché, come sosteneva Schopenhauer, la bellezza è percezione.

E, come mi permetto di aggiungere io, la percezione è una forma di intelligenza in cui convergono anima, mente e indole.

VUOI INFORMAZIONI SU PASQUALE DI MATTEO CRITICO D’ARTE?

CLICCA SUL SEGUENTE LINK:

Una opinione su "LA BELLEZZA È OGGETTIVA O SOGGETTIVA? DALLA FILOSOFIA ALLO SVILIMENTO SOCIALE."

Lascia un commento